Francesca Vecchioni
T'innamorerai senza pensare
Mondadori, 2015, pp. 132, € 14,90
“L’autrice devolverà i proventi ricavati dalla vendita di questo libro all’associazione Diversity”, si legge nella pagina accanto al frontespizio. Della associazione, che opera “nei campi della ricerca, della comunicazione e della formazione allo scopo di abbattere pregiudizi e discriminazioni legati al concetto della diversità”, è presidentessa la stessa Vecchioni.
Il libro percorre la storia di Francesca e indirettamente anche quella della famiglia di Roberto Vecchioni. Portare un nome noto è un impegno notevole per i figli e può creare difficoltà, soprattutto se in famiglia si creano situazioni di diversità che potrebbero disturbare i principi morali il credo di tanta gente. E lei lo ammette chiaramente, allo stesso tempo riconosce l’apertura mentale della propria famiglia. Si è percepita diversa fin dai primi turbamenti ormonali dell’adolescenza, ha scelto di fare la pendolare nella scuola superiore spostandosi tra Milano e Roma, pur di mettere spazio tra lei e i suoi, per non creare motivo di disagio.
Poi arriva il giorno del suo coming out, del suo disvelamento, davanti ad un Vecchioni che cerca di capire che cosa mai preoccupi la figlia, - paura che sia malata, che abbia un compagno tossico o in galera - e lei invece dichiara che sta con una donna. Il Vecchioni si distende, dice solo che l’ha fatto spaventare. Più tardi, quando Francesca incontra la compagna che ritiene giusta per il suo cammino, in una riunione di famiglia, dichiara di voler essere madre.
Così Francesca è diventata madre di due gemelle, Nina e Cloe, concepite da un donatore in Olanda, dove donare sperma è un atto come, lei scrive, donare sangue o midollo da noi. Le bambine hanno due madri, ma solo in teoria, perché non c’è legge che riconosca alla compagna di Francesca il nome di madre ed i diritti che ne conseguono sulle bambine. “E un genitore non biologico non ha, per legge, nessun dovere nei confronti del figlio e anzi, è un perfetto estraneo”.
A chiarimento dei problemi relativi alla crescita ed alla educazione di Nina e Cloe, sul fatto che è necessario per un bambino avere una figura materna e paterna per la formazione della propria personalità, lei scrive che questo pensiero “è privo di fondamento empirico e disconosce quanto appurato dalla ricerca scientifica internazionale, a partire da studi avviati ormai quarant’anni fa”.
Che i bambini siano cresciuti con amore e attenzione ai loro bisogni è un principio su cui non si discute, e senza dubbio Nina e Cloe di amore e attenzione ne hanno in abbondanza, ma ciò non basterà a cancellare il disagio di tante situazioni che dovranno affrontare. Che poi la società stia cambiando è innegabile, ma è ancora lontano -credo- il momento in cui l’ecografo possa dire alla madre in attesa: – Può essere maschio, femmina o gay. – Per questo riconoscimento del diritto alla diversità Francesca Vecchioni continua a battersi.
Marisa Cecchetti