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Gerola Alta. I 470 anni del “Legato Bedolino” 
Novembre si apre tra i doni di pane e bitto: una tradizione nata da un gesto di generosità
Gerola Alta, 2 novembre 2015. All
Gerola Alta, 2 novembre 2015. All'uscita dalla chiesa di San Bartolomeo 
08 Novembre 2015
 

Corre tra storia e leggenda e per quasi mezzo millennio il rito autunnale, che si celebra il 2 novembre a Gerola. Anche quest'anno gli abitanti del paese hanno ricevuto, finita la messa nella mattinata di lunedì del pane e del formaggio, del bitto storico, distribuito dalla amministrazione comunale. Si tiene fede al “Legato Bedolino”: si onora un antico lascito, un legato con trasmissione di diritti, “in perpetuo”.

«È il Legato Bedolino» precisano dal Comune di Gerola Alta «sono le disposizioni che lasciò nelle volontà testamentarie 470 anni fa Pietro de' Mazzi, signorotto di queste montagne, detto il “Bedolino”. Abitava in Val Gerola, possidente di boschi e terreni, lasciò alla sua morte nel 1545 alla “comunità e ai compaesani”, metà del monte di Trona, con i suoi pascoli e alpeggi».

È uno degli alpeggi del Bitto storico, il formaggio che più di ogni altro prodotto incarna la tradizione casearia rurale e alpina della valle: quel versante del Monte Trona è oggi l'alpeggio Trona Soliva, in estate viene percorso da casari, pastori, cascìn e caprai con le mandrie, i capi di bestiame. Caricano l'alpeggio: si risale il versante del monte, transitando nella transumanza verticale di pascolo in pascolo, con più soste dai 1700 metri, fino ai 2200 metri di altitudine. Si sale in alto, verso i prati in quota: per garantire alla mandria l'erba sempre più fresca, quando i prati a valle e via via a mezza costa cominciano a risentire degli effetti della calura. Si munge il latte, lo si lavora sul posto.

Pietro de' Mazzi, detto il “Bedolino” lasciò a Gerola, alla sua gente metà monte di Trona. «Lasciò l'alpeggio» viene ancora spiegato a Gerola, dai responsabili dell'Ecomuseo «anche allora veniva caricato: anche allora generava lavoro e anche allora il bitto esisteva, era un alimento prezioso, rendeva molto alla comunità: lo si produceva come lo si produce adesso, era anche allora, un emblema dei nostri luoghi». Il Bedolino, nel suo legato fu molto preciso: nel testamento le cui pagine sono ancora custodite nell’Archivio parrocchiale della chiesa di San Bartolomeo, la chiesa del paese, si legge del lascito alla comunità di Gerola di metà del monte di Trona, oggi Trona Soliva, a questa «speciale condizione, che i consoli e gli amministratori di detto Comune di Gerola, in perpetuo, siano tenuti a convertire il provento di tale monte in tante equivalenti quantità di pane e sale da distribuire a tutti gli uomini di qualunque condizione di detto Comune di Gerola, ogni anno egualmente in tutte le famiglie di detto Comune secondo la consuetudine di detto luogo».

Nel 1600 l'assemblea del paese stabilì le modalità di esecuzione del testamento: «si distribuisce tanto pane e formaggio il 2 novembre e sale a San Martino». Nel giorno dell'estate di San Martino: l'11 novembre.

«Il Bedolino morì lontano da Gerola» chiarisce anche lo storiografo locale Cirillo Ruffoni «lasciò la Valtellina, si trasferì a Verona, dove vivevano molti gerolesi emigrati. Sposato, non aveva figli, la sua eredità resta trasmessa e fruita ancora adesso, quando, a esattamente 470 anni da quei tempi, come ogni anno, sindaco consiglieri e assessori distribuiscono pane e bitto; una tradizione mantenuta».

Il Comune fa inoltre celebrare nella cappella del testatore nella chiesa di San Bartolomeo (la cappella del Crocefisso), una messa per la salvezza della sua anima e a perpetua memoria, ogni anno.

 

Ecomuseo della Valgerola

www.ecomuseovalgerola.it


Foto allegate

Le pagine del testamento di Pietro de
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