Salvatore Mancuso (interpretato da un ottimo Vincenzo Amato) è un giovane uomo con due figli adolescenti; la sua è una vita di povertà, di semplicità estrema. In un paese sperso tra le sassaie, in una Sicilia aspra e disadorna. È vedovo e si fa avanti nella vita come può, con quei suoi figli silenziosi e maturi e con l’anziana madre, la medica del villaggio. Tirando avanti come si fa quando si crede in un destino già scritto, sul quale poco conta interrogarsi. Ma quando si presenta il dubbio, val la pena interrogare Domeniddio, e sacrificargli una camminata a piedi scalzi, fra le rocce appuntite, ingoiando il dolore, per chiedere a lui cosa fare, per domandare un segno e attendere un responso.
Così inizia Nuovomondo, il film visionario e poetico di Emanuele Crialese, già apprezzato regista di Respiro (altra pellicola che ci parla di Sud, con ambientazione a Lampedusa, altra storia che scorre sul filo di sentimenti forti e di emozionante lirismo).
Crialese accompagna lo spettatore durante i preparativi della famiglia Mancuso per affrontare il viaggio in America, dalla partenza intrisa di speranza e già di nostalgia, alla permanenza su una di quelle navi che tanti Italiani hanno condotto verso nuove vite, spesso agognate e immaginate ricche di delizie e aspettative, invece rivelatesi altrettanto spesso gonfie di umiliazioni e difficoltà. Non manca l’attenzione del regista a ciò che dovunque e in ogni situazione, anche la più drammatica, è motore di emozione e di speranza: l’amore, ancor meglio l’attrazione verso un essere umano che ricorda una spensieratezza ancora possibile, annuncio di nuove occasioni di felicità. Ed è la giovane inglese Luce (una Charlotte Gainsburg perfettamente calata nel ruolo), il cui nome allora non pare scelto a caso, ad impersonare questa chance del destino di Salvatore, appena accennata, come sa fare Crialese, parlando più con gli sguardi e i gesti essenziali e avvalendosi nei momenti più intensi di una colonna sonora bellissima.
La traversata occupa gran parte del film, con momenti drammatici ed altri che fanno sorridere, ma vera protagonista di Nuovomondo è sempre e sopra a tutto l’umanità e la bellezza dei personaggi ritratti da Crialese, di questi emigranti pieni di ingenuo ottimismo, che osservano fotografie improbabili a ritrarre un Paese del Bengodi, oppure che si raccontano leggende di fiumi in cui scorre solo latte… E che talvolta cantano o suonano i loro strumenti, i tamburelli di una tarantella improvvisata, le nenie della tradizione per consolarsi di un dolore, mentre ci si pettina l’un l’altra e si ricuciono legami anche solo verbali con un passato troppo vicino e autentico per poterlo rinnegare, nonostante sia passato di miseria.
Davvero un bel film, che può suggerire una riflessione del tutto spontanea (visto che il regista non si è avvalso di alcuna retorica che possa girare intorno al tema dell’emigrazione) su ciò che significhi allontanarsi dal proprio paese, da uno dei parametri che costruisce la nostra identità, per affrontare l’ignoto senza alcun appiglio.
Annagloria Del Piano
(da 'l Gazetin, novembre 2006)