Nel mese di maggio e nel mese di ottobre alcuni studenti del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, dell’Università degli Studi Roma Tre, hanno visitato Expo 2015 a Milano, intenzionati a rendere questo momento una tappa significativa del loro percorso formativo. Educare a scuola con le idee di Expo è possibile ed auspicabile, nonostante le contraddizioni, le critiche e le perplessità. La proposta di andare a vedere l’architettura dei numerosi padiglioni e sviluppare una propria lettura dell’esposizione universale, all’insegna del tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita” si è rilevata una fonte di riflessione sul nostro stare sulla Terra con posizioni di vantaggio, rispetto ad alcuni vicini più poveri e di svantaggio rispetto ad altri vicini più ricchi. Il concetto di vicinanza, nella sua intersezione tra contenuto spaziale e contenuto economico di benessere, evidenzia i rischi di politiche della sostenibilità che, per alcuni, sono segno di progresso, anche senza regolamentazione e, per altri, sono segno di impossibilità concreta a farcela a tenere il passo dei grandi della Terra.
Come nota il filosofo Salvatore Veca, nella intervista pubblicata nel sito ufficiale dell’esposizione, nei mesi compresi tra il 1° maggio e il 31 ottobre, Expo 2015 è stata protagonista mondiale di un messaggio fondamentale per tutti. Il Cardo e il Decumano sono stati l’incrocio delle scienze e delle tecnologie, di proposizioni e convergenze. La sintonia di voci è l’esperimento di comunione quale prova che è possibile infine realizzare qualcosa di memorabile che ci lasceremo dietro con la sensazione di aver partecipato, senza tuttavia aver visto proprio tutto e senza aver assaporato ognuno dei sapori molteplici che attraversano i corridoi colmi di documenti, prodotti, rappresentazioni del vivere quotidiano, di culture che solo adesso si possono guardare avendo la sicurezza di essere ascoltati.
In questa avventura Milano mostra il volto dell’ospitalità, dell’accoglienza, e nel favorire il contatto di milioni di persone si dimenticano magicamente i problemi del giorno prima e sono assenti i problemi del giorno dopo. Le lunghe attese per entrare nei padiglioni ritenuti di grande attrazione per il visitatore sono la testimonianza di una vera e propria rivoluzione nei comportamenti più consueti. Le persone mostrano di saper stare le une accanto alle altre con grande pazienza, seguendo le regole, talvolta improvvisate, per far fronte all’affluenza evidentemente sottostimata. Bambini, giovani, anziani, disabili, stranieri non si lamentano delle file ed anzi, con un guizzo di immaginazione e perseveranza, dimostrano di saper essere cittadini obbedienti e disciplinati, aspettando il proprio turno, e nel frattempo la conversazione cresce intorno a quello che già è stato visto creando l’effetto a catena, di conseguenza, durante la fila, la mente di ognuno entra nei diversi padiglioni e li vede con gli occhi e la descrizione del vicino.
Durante la stagione di Expo 2015 abbiamo imparato che la ricchezza e la povertà possono quasi guardarsi allo specchio e vedersi rappresentati nelle forme della cultura che è stata portata negli edifici la cui grandezza straordinaria o limitata sono la testimonianza di come i ricchi cerchino di rispondere ai bisogni dei poveri, talvolta anche trascurando quel percorso lento, ma importante dell’educazione ad essere che rende ogni persona la vera protagonista della propria vita e della propria storia. Expo 2015 fa dimenticare la guerra, sorvola sulla divisione degli Stati, critica lo spreco come malessere da evitare, apre i confini per far passare le idee della convivenza e della fraternità, mostra il volto più bello di ogni Paese, espande la positività del mondo. Il simbolismo del cibo, il valore della condivisione, la preziosità della tradizione si respirano nell’aria e sono gli elementi che caratterizzano i padiglioni.
Uno degli investimenti più rilevanti è l’aver pensato e scritto La Carta di Milano dei Bambini, un passaporto per il futuro con la presa di coscienza di quello che possiamo comprendere insieme ai nostri piccoli in modo da trasformare i propositi in capacità di vivere una qualità alta delle relazioni umane, nel rispetto di tutti e soprattutto nella convinzione che ciascuno è veramente importante per dare alla società quell’impulso ad edificare il bene e a pensare al mondo come ad un patrimonio comune da salvaguardare e proteggere. La natura ci offre in dono le piante, gli animali, l’acqua e noi abbiamo il compito etico di partecipare alla ricchezza che riceviamo, ricreando ogni giorno le condizioni del suo mantenimento. Il senso della giustizia verso le persone diviene così una sola cosa con il senso di gratitudine per le risorse che abbiamo e che con intelligenza possiamo far crescere.
Quanto troviamo scritto nella Carta di Milano dei Bambini rappresenta un monito ed insieme una promessa che sentiamo di condividere: “Noi siamo i custodi della Terra, e la Terra custodisce noi. Dobbiamo proteggerla, così lei proteggerà noi”. Il 31 ottobre Expo Milano 2015 chiude i tornelli d’ingresso all’esposizione ed apre le porte a Dubai per l’appuntamento del 2020. Tra cinque anni avremo la verifica della responsabilità che avrà agito nella direzione giusta in quell’unione delle menti volte alla prefigurazione di un futuro migliore nel quale la parola magica è “innovazione”.
Sandra Chistolini
Università degli Studi Roma Tre
Per approfondimenti ulteriori:
»» La Carta di Milano