Il testo rivisto della cosiddetta “legge di stabilità” presente sul sito del governo non riporta più la previsione del trasferimento al Ministero della salute delle funzioni esercitate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in materia di politiche antidroga
Noi radicali siamo stati i soli a segnalare il tentativo di tornare indietro in materia di politiche antidroga, assegnando le competenze a un’esponente del NCD, invece di andare avanti, dopo la sciagurata gestione Giovanardi/Serpelloni e dopo gli ultimi venti mesi di vuoto politico del governo Renzi, che ha agito in materia unicamente perché costrettovi dalla sentenza della Consulta che ha cassato la L. 49/2006, tristemente nota come “legge Fini/Giovanardi”.
Ora che apprendiamo che il Presidente del Consiglio detiene ancora le funzioni in materia di politiche antidroga, gli chiediamo di esercitare tale funzioni nell’unico modo ragionevolmente utile, convocando quella sesta conferenza nazionale sulla droga che già avrebbe dovuto essere convocata dal governo Monti (l’art. 1, comma 15, del DPR 309/1990, assegna al premier il compito di convocare la conferenza ogni tre anni; l’ultima conferenza nazionale si tenne a Trieste nell’aprile del 2009).
Una conferenza nazionale necessaria non solo per rispettare la legge, non solo per riflettere sui cambiamenti intercorsi negli ultimi sei anni ma anche per cambiare finalmente verso anche in questo campo. La legislazione proibizionista dimostra la sua inefficacia nell’arginare l’azione di narcomafie sempre più potenti. L’unica vera misura di contrasto alle mafie è l’antiproibizionismo, la legalizzazione della produzione, commercio e consumo di tutte le sostanze stupefacenti ora proibite (a parole).
Giulio Manfredi, Igor Boni e Silvja Manzi
(da Associazione radicale Adelaide Aglietta, 29 ottobre 2015)