Pier Paolo Pasolini che gioca felice al pallone (l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo): in divisa da calciatore o, addirittura, a crossare e tirare, seppur incravattato, su un campetto di periferia (non aveva saputo resistere alla tentazione...). Foto in bianco e nero, un'altra era. Lui, intellettuale innamorato del popolo. Lui, il poeta contro il sistema marcio. Lui, in cerca della verità, foss'anche la più scomoda. Lui, lordato nella reputazione e ignominiosamente infangato. Lui, quella notte in cui fu picchiato, bastonato, seviziato nel corpo, il cuore scoppiato per la macchina che gli passò sopra. Era il 2 novembre 1975. Quarant'anni fa moriva un genio, un artista totale, un uomo troppo ingestibile e indigeribile... Con quelle foto di PPP, appassionato amante del football, si chiude lo spettacolo Più dei santi, meno dei morti-La notte in cui Pasolini, in scena al Teatro Libero (via Savona 10) sino al 2 novembre, per la drammaturgia e regia di Alessandro Veronese (produzione Fenice dei Rifiuti), attorniato sul palco dai bravissimi Laura Angelone, Federica D'Angelo, Christian Gallucci, Michela Giudici, Vanessa Korn, Susanna Miotto e Alessandro Prioletti.
Più dei santi, meno dei morti-La notte in cui Pasolini è una rappresentazione intensa, altamente drammatica, dura, anzi durissima – non si fanno sconti nel corpus della narrazione, anche cruda e crudele, di fatti ed eventi – e, nel contempo, irreprensibile e coraggiosa: teatro d'indagine, ma poetico negli effetti. Un'affascinante messa in scena-mosaico, con inserzioni liriche, musicali, di pura corporeità, vecchi filmati, fotografie, e ripercorsi, loop narrativi, un coro tragico, ricostruzione e interpretazione.
«Il corpo è massacrato. Fratture ovunque, alle braccia, al costato, alla mandibola, ferite sul collo, sulla fronte, sulla nuca. Il cuore scoppiato per il passaggio di un’autovettura sul suo torace. Il sangue, mischiato alla melma, al fango, fa assumere al cadavere un colorito terrificante. Non sarà l’unico tipo di fango gettato sulla figura di Pier Paolo Pasolini. Ancora oggi, per la giustizia italiana, Pier Paolo Pasolini è un pedofilo, uno stupratore che ha cercato di abusare di un minorenne, il quale reagendo lo ha ucciso. Ma questa storia non è vera. Pasolini non è morto per una stupida “lite tra froci” e le bugie raccontate per decenni da Pino Pelosi, ormai parzialmente confessate anche da lui stesso, hanno celato fino ad oggi una vicenda molto più agghiacciante. Una vicenda che parte da molto lontano, da tredici anni prima, da una bomba collocata sull’aereo su cui viaggiava il Presidente dell’Eni Enrico Mattei, una vicenda che si trasferisce nella Sicilia del 1970, dove viveva e lavorava il giornalista del quotidiano L’Ora di Palermo Mauro De Mauro, scomparso nel nulla proprio mentre indagava sulla morte di Mattei, una vicenda che si conclude (forse) tra le pagine di un libro, l’ultima opera di Pier Paolo, mai terminata, e pubblicata soltanto diciassette anni dopo la sua morte. Un libro enigmatico, un libro impubblicabile, inaccettabile, poiché in quel libro Pier Paolo voleva raccontare tutta la storia italiana “nascosta” dal dopoguerra in poi, svelare i retroscena e i meccanismi del potere. Al centro di tutta la vicenda, l’Eni. Il titolo di quel libro è Petrolio».
E c'è spazio per raccontare il peggio di questo Paese... la sciagurata vicenda dell'innocente Pinelli volato da una finestra della Questura di Milano nel dicembre 1969, lo stupro subito da Franca Rame e altre bombe e morti e stragi e P2 e le intrusioni delle Sette Sorelle... tutto collegato, più di quanto si creda. Che cosa aveva scoperto Pier Paolo Pasolini, il poeta, il regista, il visionario, il pittore, il saggista, il linguista, il traduttore, il corsivista senza paura, l'intellettuale controcorrente? Che cosa stava scoperchiando? La sua morte giunse a puntino... E le innumerevoli versioni fornite dall'assassino (secondo la giustizia) Pino Pelosi? L'enigma di questa morte in fondo non è tale.
Sono riusciti a fracassare il corpo di Pasolini, non a ucciderne l'arte e l'opera. Quella vivrà per sempre. E, con essa, la luce del bene e della verità.
Alberto Figliolia
Più dei santi, meno dei morti. La notte in cui Pasolini. Teatro Libero, via Savona 10, Milano.
Orario spettacoli: da lunedì a sabato ore 21, domenica ore 16.
Info: 02 8323126; biblietteria@teatrolibero.it; www.teatrolibero.it
Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
fra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare,
libera il mondo.
(da La religione del mio tempo, 1961, Pier Paolo Pasolini;
da mescolare con Povera Patria di Franco Battiato)