In questi giorni al centro della politica italiana c'è la Finanziaria. Personalmente non vedo l'ora che questo rito stantio (scritture, riscritture, emendamenti, assalti alla diligenza etc. etc.) venga abbandonato in favore di un'opzione "all'inglese". Meno cose nella Finanziaria (oggi vi può letteralmente finire di tutto), il Governo la presenta al Parlamento che ne discute e poi, senza emendamenti, si approva o si boccia. Punto.
Ma questa è una divagazione.
Grazie a questa finanziaria emerge con chiarezza il confine tra centrodestra e centrosinistra, un confine definito dalle scelte fiscali. Quante tasse, a chi, per fare che cosa; quale ruolo allo Stato e quale al mercato e alle libere e responsabili scelte degli individui; quale valore da assegnare alla ricchezza (misura del merito o ingiustizia da sanare) e quale trattamento riservarvi. Su questo, come sul ruolo della magistratura e sulle scelte internazionali, gli elettori decidono se affidare il proprio voto all'uno o all'altro degli schieramenti.
Su questi temi, come milioni di italiani, ho scelto il centrodestra. Ma come me, scelgono il centrodestra milioni di persone che sui temi "eticamente sensibili" (unioni civili, eutanasia, ricerca scientifica) non si identificano nelle posizioni espresse da magistero della Chiesa cattolica. Persone che, su questo, scelgono innanzitutto la libertà e la responsabilità individuale e cercano soluzioni liberali – spesso diverse da quelle che emergono nel centrosinistra – alle nuove questioni che si pongono nella società. Nel centrodestra deve aprirsi un confronto su questi temi che fino ad ora è stato assente. Lo deve aprire per ragioni politiche e per ragioni elettorali: non si deve lasciare al centrosinistra il monopolio dell'innovazione sulle questioni etiche, altrimenti si finisce per chiudere la porta in faccia a milioni di elettori.
Benedetto Della Vedova
(da 'l Gazetin, novembre 2006)