Arrivano, in redazione, molte email e interventi di compagni, amici, lettori che ci invitano a tener duro, a non mollare nel progetto della Rosa nel Pugno, o – al contrario – non risparmiano critiche e considerazioni polemiche. Benvenute le une e le altre, come ogni venerdì le pubblichiamo. Però questa di Morena Ivana Piovesan, ci è sembrata “speciale”, e meritevole di essere pubblicata subito: ci sollecita a una riflessione che è necessaria e urgente.
Cara Rosa nel Pugno, cari radicali, caro sdi, mi sembrava troppo bello per essere vero in questo paese in cui noi cittadini siamo proprio l'ultima ruota del carro. È noto che in forte maggioranza vorremmo decidere da soli sulle libertà individuali, di religiosità o no, di scegliere di sposarci o no, di essere etero o omosessuali, di far nascere figli sani o no, insomma di Scegliere essendo padroni della nostra vita, tuttavia ai nostri eletti ("Eletti", secondo loro) non gliene può interessare di meno. Finalmente pareva che una nuova primavera di pensiero si stesse facendo strada, certo faticosamente, ma con una forte identità di indipendenza e autonomia dal potere costituito. E tutto questo ora dovrebbe finire così, con noi, di nuovo popolo da Educare, Frenare, Inascoltare, Silenziare, Evangelizzare! Tutto secondo i più (e ora forse anche voi) della politica italiana.
Io, che nella mia individualità rappresento la Rosa nel Pugno in quanto sua elettrice, anche se il risultato elettorale è stato inferiore alle aspettative, mi aspetto comunque che questo nuovo soggetto politico che con grandi dichiarazioni di intenti era nato (almeno mi sembrava una nascita, non un mero cartello elettorale) mantenga le sue promesse. L'alternanza per l'alternativa, per non affidarci a un compromesso storico bonsai, dove resterebbe un grosso buco proprio in mezzo ai cattocomunisti, per non farci cadere in mano di una destra con tentazioni pericolose, clericali e fasciste, per far crescere quello spirito che quando avevo una ventina d'anni alla fine degli anni ‘70 mi faceva essere orgogliosa del mio paese che si stava aprendo alle istanze sociali che in quel momento urgevano!
Ora urge qualcos'altro. Urge che non vi facciate spaventare da quello che rappresentate (o che avete detto di rappresentare, fate voi).
Mi rivolgo allo SDI (in quanto oggi ci liquida - noi, 2,6% - come un'esperienza finita): siete sicuri che con la sindrome del "torna a casa Lassie" si risolva tutto? Certo per voi sarà facile scaldarvi di nuovo all'ombra del fantasmatico partito democratico (la parola democratico è stata rivoltata fino allo sputo e suona ormai come un insulto alla parola stessa) ma siete sicuri di aver davvero sondato le possibilità NUOVE di questa esperienza? Certo, per voi è facile dichiarare chiuso il sogno che era di noi tutti. Anche di noi che vi abbiamo votato!
Questo paese ha bisogno di voi che tutta la primavera scorsa sembravate nati a parole finalmente diverse, finalmente comprensibili e logiche in un ammasso di paradossali e tronfie chiacchiere che ci riportavano indietro di decenni. Dov'è il Boselli illuminato che si rifiutava di essere intruppato in questa sconclusionata unione di demagoghi, cattolici falsi, inseguitori di consenso a buon mercato?
Immagino che standardizzarsi diventi una specie di riposo politico dopo le intemperie di questo periodo faticoso (certo, faticoso, ma lo intuite quanto è faticoso per noi popolo vivere in questo paese che non ci fila neanche di striscio?). E voi che avete la possibilità - se lo volete - di fare dichiarazioni pubbliche e riprese dalla stampa, e tutto ciò perché avete scelto di fare i politici e quindi avete un peso quando parlate, decidete in quattro e quattr'otto che questa "cosa" si scioglie come neve al sole e... basta, abbiamo sbagliato? Non ci sto. Non ci stiamo noi persone che ci sentivamo finalmente rappresentate con uguale dignità di tutti quelli che sono uniformati e quindi sostenuti. Chi ci sosterrà? Chi ci rappresenterà? Chi porterà le nostre istanze ragionevoli a quegli irragionevoli di destra e di sinistra?
Pensateci, amici. Per voi basta la parola FINE a questa esperienza difficile perché difficile è ormai in questa Italia rovinata stare fuori dal coro. Per noi lo è molto meno. Noi non avremo voce, come da tempo. Sono/siamo stanchi di non averla. Allora? Un po' di coraggio! Non sempre le cose giuste si affermano in breve, soprattutto quando un paese, da decenni è sottoposto a scandali irrisolti, contorsioni assurde, urgenze rimandate, verità negate... Allora!
Un po' di profumo di Rosa in mezzo al puzzo di stantìo che ormai ci soffoca!
Morena Ivana Piovesan
(da Notizie radicali, 13 novembre 2006)