Nell’anno giubilare della Misericordia, nessuna indulgenza per Ignazio Marino. Inutile tornare sulla vicenda, basti ricordare le parole e il tono durissimo con cui papa Francesco – di ritorno dal suo viaggio negli USA – prende inequivocabilmente le distanze dall’allora Primo Cittadino di Roma: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro?”. Chiarissimo. Pollice verso senza misericordia, condanna senza appello da parte del Vescovo di Roma, città chiusa, verso la prima Autorità comunale, eletta dal popolo romano. Parole come sassi aguzzi tirati dalla santa mano il cui pollice punta sempre in alto, quando si tratta di sollevare gli spiriti semplici o di manifestare esultanza e fede nella vittoria, del Bene sul Male, ovviamente.
Ma non finisce qui, per il povero Marino. E per la città ex caput mundi. Forse è passato troppo tempo dalla Breccia di Porta Pia, si tende a dimenticare. E forse andrebbe rivisto il problema dell’infallibilità papale, per cui a suo tempo fu indetto un concilio ecumenico, ma restiamo ai giorni nostri con i problemi reali.
Dopo il sonoro schiaffo di Francesco sulle guance appassite del mite Ignazio Marino, cattolico praticante, arriva il pugno del cardinale vicario Agostino Vallini, il quale senza essere stato invitato – almeno che si sappia, o che io sappia – s’intromette negli affaracci della politica nostrana, e nero su bianco spara la sua, che non è una semplice opinione ma una formale richiesta: “Una nuova classe dirigente per dare una scossa a Roma”.
E che cosa accade? Che Ignazio Marino, che fino a un momento prima si era riservata la possibilità di un ripensamento riguardo alle sue dimissioni, improvvisamente dice “basta, non torno indietro” e sembra riacquistare un colorito meno itterico, come appena uscito dai postumi di un travaso di bile.
Sorpreso con le dita nel barattolo della marmellata Marino fa fagotto, e così facendo tradisce i suoi elettori – quasi il 64% dei votanti romani – ma chiaramente non gli è stata data altra scelta. Peggio per chi resta, che non sa ancora cosa lo aspetta, ma di sicuro non sono confetti.
“La misericordia di Dio è una carezza sulle ferite dei nostri peccati” afferma papa Bergoglio, ma evidentemente non in questa circostanza, in cui, tra l’altro, si tratterebbe di peccatucci veniali, rispetto al marciume stratificato che ricopre Roma.
Maria Lanciotti