Avrete di certo sentito del ritorno dell’ipotesi di inserimento nella bolletta elettrica del canone Rai.
Provo a dare qualche elemento a poco più di una settimana dall’esternazione televisiva di Renzi in materia.
Dunque: l’obiettivo, condivisibile, del premier è ridurre l’evasione che oggi vale circa un terzo del gettito che senza evasione dovrebbe avvicinarsi ai 2 miliardi. Peccato che l’idea su come farlo sia sbagliata, a meno che il canone non si trasformi in una tassa diversa.
Chi dovrà pagare?
Il primo problema del canone in bolletta riguarda la possibilità delle bollette di raggiungere correttamente chi deve il canone a legislazione attuale. La legge del ‘38 prevede che si tratti dei possessori di apparecchi adattabili alle ricezioni televisive, che significa, stando a quanto ha chiarito la stessa RAI, quelli dotati di sintonizzatore e non altro.
Quindi avere un contratto elettrico non significa oggi dovere il canone. Il che a sua volta implica che o cambia la legge trasformando il canone in una tassa sulla luce, o i venditori di energia dovrebbero diventare, oltre che esattori di una tassa estranea, anche acquisitori di informazioni sulla presenza di televisori nelle case.
Una volta in bolletta si potrà evadere?
Altro problema riguarda l’effetto antievasione. Perché si verifichi, occorre che sia fattibile il distacco della luce in caso di mancato pagamento. E che quindi il canone sia in qualche modo “annegato” nel prezzo dell’elettricità (o, come dicevo prima, che il canone diventi una nuova tassa sull’elettricità).
Ma se il canone resta quel che è oggi, annegarlo nel prezzo dell’elettricità va in direzione contraria a ciò che lo stesso Governo ha espresso di volere in termini di trasparenza delle bollette, e alla funzionalità del mercato dell’energia: se nella bolletta ci sono elementi estranei mescolati al prezzo dell’energia, la concorrenza funziona peggio e il consumatore è meno in grado di fare scelte oculate.
Se invece si vuol preservare la trasparenza delle bollette, e il canone resta una tassa sulla tivù, allora all’interno della bolletta che include il canone ci dev’essere una voce a parte e non legata alla fornitura elettrica, il che renderebbe però dubbia la legittimità di staccare la luce a chi non la paga.
La massima separazione ci sarebbe se insieme alla bolletta elettrica arrivasse un bollettino a parte per il canone, nel qual caso l’unico senso dell’operazione sarebbe risparmiare il costo della cartolina.
Il sistema non funziona
Allora ricapitolando: a me sembra che o il canone si trasforma in una nuova tassa sulle connessioni elettriche alla rete (giudicate voi se più popolare del canone stesso), oppure metterlo in bolletta non dà i risultati antievasione che spera Renzi, a meno di compiere un’operazione scorretta e probabilmente illegittima sul mercato elettrico.
Inoltre, i costi e i rischi dell’esazione saranno comunque pagati dai clienti elettrici, se ipotizziamo che i venditori di energia non si divertano a perdere soldi.
Dubbi sull'evasione attuale
Come mai l’evasione del canone è così alta oggi? Forse perché nessun Governo ha voluto combatterla seriamente. D'altra parte il calcolo probabilmente è approssimativo. Io non ho sintonizzatori in casa: alle prime cartoline di sollecito ho risposto chiarendolo.
Cos’è successo poi? Che da un lato non ho mai subito controlli, dall’altro le mie risposte sono state ignorate e continuo a ricevere la stessa lettera con un questionario scritto male, che non permette di rispondere “non ho la tivù”. Come dire che la RAI e il suo azionista non sembrano interessati nemmeno a sapere quanta di quella che chiamano evasione lo sia davvero.
Michele Governatori
(da Derrick Energia, 10 ottobre 2015
diffusa da RadioRadicale questa mattina)