Due mondi che si guardano e si studiano, diversi ma affascinati e presi l'uno dall'altro, due visioni che si compenetrano: Nord che chiama Sud e viceversa. Per aprire al pubblico il LAC, il nuovo bellissimo polo museale luganese, è stata scelta un'inaugurazione con il botto, con un insieme di mostre ed esposizioni/installazioni fra le più suggestive, la più importante e d'impatto delle quali è “Orizzonte Nord-Sud. Protagonisti dell'arte europea ai due versanti delle Alpi 1840-1960”.
A un protagonista dell'arte svizzera – Paese, non dimentichiamolo, multiculturale e contraddistinto dal plurilinguismo ufficiale – viene “contrapposto” o, meglio, affiancato un analogo/omologo dell'arte italiana. Dagli accostamenti scaturisce un impeccabile e straordinario gioco di echi e rimandi: Giovanni Battista Piranesi e Caspar Wolf, le maestose architetture e rovine antiche da un lato e i grandiosi paesaggi alpini dall'altro, il contrasto fra Storia e Natura, con le figure umane che paiono essere assorbite dai panorami di marmo o roccia; Arnold Böcklin, nativo di Basilea e andato a morire a Fiesole, sui dolci colli toscani, la cui pittura fra arcadia romantica e mitologia, con venature malinconiche e introspezioni filosofiche, era molto amata da Giorgio De Chirico, nato nella greca Vòlos, mitologico a sua volta e metafisico; Ferdinand Hodler e Adolfo Wildt, visionari, allucinati, magistrali nel rendere, l'uno in pittura l'altro nell'arte plastica, “tutta la gamma degli stati d'animo e dei caratteri umani”; Giovanni Segantini – italiano di nascita e svizzero d'adozione, apolide di fatto –, cantore degli orizzonti alpini e latore di una profonda meditazione sull'esistere, e Medardo Rosso, le cui sculture di luce ben rappresentano “le fisionomie spesso dolenti dell'umanità urbana”. E proseguendo... nel primo livello della mostra: Félix Vallotton-Felice Casorati (incredibile anche la consonanza onomastica), Albert Anker-Giorgio Morandi; nel secondo piano del museo: i futuristi Giacomo Balla e Fortunato Depero, Sophie Taeuber-Arp, Luigi Veronesi-Max Bill, Paul Klee e la meravigliosa coppia Lucio Fontana-Alberto Giacometti, il cui Homme qui marche, cui è riservata un'intera sala chiusa da un'ampia vetrata che s'apre sul Lemano, chiude la splendida rassegna.
Unica eccezione a quest'orizzonte italo-svizzero è costituita da alcune sublimi opere di Turner, che per il Ticino, cerniera fra l'universo italofono e mediterraneo e quello germanofobo e boreale, passò più volte (Veduta dalla gola di Faido, 1842 circa). Invero, nel saggio e perfetto allestimento, si scorre fra una molteplicità di capolavori, potendo studiare con agio la reciproca ispirazione e influenza, il dialogo mai interrotto, oltre divisioni e confini nazionali, al di là delle differenze politiche e governative. Fra figurativo e astratto, con un balzo nell'arte applicata, ci si muove fra ingegno e sentimenti, speculazione ed estetica, osservazione e interpretazione: dal Centauro che osserva i pesci e Tritone e Nereide di Böcklin al Concetto spaziale, New York 10 di Lucio Fontana quanto è lungo o breve il passo? Quale temperie colma la distanza temporale? Quale vuoto s'apre o si colma?
La maschera del dolore (Autoritratto) di Adolfo Wildt ci colpisce, ci frusta con la sua angoscia: che cosa è cambiato da quel 1909 se non due guerre mondiali, i più disparati olocausti e gli inesausti drammi individuali? Ma permane anche la serena Madre (Ravera) dagli occhi chiusi... La sofferente ieraticità di San Francesco del Wildt trova rispondenza nell'Autoritratto di Hodler, senza sconti, senza pietà (una delle migliori sale, questa). Le cere di Medardo Rosso lasciano a loro volta senza fiato, spaesati, e parrebbe soccorrerci il Segantini dall'immenso successo e dalla sventurata precoce morte (l'Engadina come emblema della Natura e, nel contempo, entità sovrannaturale: concatenazione fra siti geografici e luoghi dello spirito).
E che dire di Vallotton in Italia e di Casorati – l'austero, sensuale, acuto, crudele Casorati (vedi La donna e l'armatura) – in Svizzera? Coincidenze e incroci, non casuali. Come le nature morte di Anker e Morandi. E il ludico di Depero stupisce – Architettura di gobbo, Pagliaccio e Selvaggio Rosso-Balli plastici –, così come l'astratta sublime surrealtà delle figure da teatrino di Sophie Taeuber-Arp. Fino a giungere a Fontana e Giacometti... “Lo spazio di Fontana è sempre mobile, eccentrico, contingente e nello stesso tempo aperto alla trascendenza, tramite l'immaterialità che lo costituisce”... L'homme qui marche: verso dove, verso chi/che cosa, verso l'interiore, verso l'altrove?
A completare il viaggio nel LAC, a sua volta nel contesto del neocostituito Museo d'arte della Svizzera Italiana, servono anche Solid Light Works, vale a dire le installazioni luminose ambientate in spazi bui, dove l'osservatore è immerso nell'oscurità libero di muoversi e di partecipare attivamente all'opera, di Anthony McCall e l'installazione di Zimoun, ossia un'opera cinetica e sonora composta da 171 parallelepipedi in cartone entro i quali oscilla una pallina di cotone fissata a un'asta vibrante.
Un viaggio ben speso sarebbe quello al LAC. E poi, se voleste, accanto a esso è la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, nella quale, precisamente nel tramezzo dell'unica navata, è la Passione e Crocefissione di Bernardino Luini, imponente e sbalorditivo affresco. La classica ciliegina sulla torta.
Alberto Figliolia
Orizzonte Nord-Sud. Protagonisti dell'arte europea ai due versanti delle Alpi 1840-1960, LAC Lugano Arte e Cultura (Piazza Bernardino Luini, 6). Fino al 10 gennaio 2016.
Orari: mar, mer e dom 10:30-18; gio, ven e sab 10:30-20.
Info: +41 (0)588664230; info@masilugano.ch; www.masilugano.ch.