Firenze – È bastato che il presidente del Consiglio dei ministri enunciasse, con tanto di verbi al condizionale, che l'imposta sul possesso di un apparecchio Tv si debba pagare attraverso la bolletta elettrica, che già in tanti la danno per certa. L'annuncio del presidente è studiato bene: la possibilità di una riduzione dei costi (dagli attuali 116 a 100 euro), forse dovrebbe servire a rendere più popolare il provvedimento… Non lo sappiamo, anche perché in genere non valutiamo le proposte e le leggi in base ai presupposti impatti emotivi; ne teniamo sicuramente conto, ma cerchiamo sempre di pensare, calcolare e valutare primariamente gli impatti normativi, economici, politici e sociali.
A parte i legittimi dubbi su quale e come sarà il meccanismo di riscossione, mediato attraverso centinaia di aziende private che oggi caratterizzano il mercato elettrico e che un domani dovrebbero aggiungere anche questo onere da raccogliere e convogliare allo Stato... Lo faranno gratis? E chi, tra queste aziende, non versa il dovuto nei termini? Come farà a non pagare il contribuente che non possiede un apparecchio tv, gli verrà tagliata anche la luce, e poi magari col tempo e i vari ricorsi si verrà a scoprire che lui aveva ragione e l'amministrazione aveva torto? E al contribuente che vorrà fare l'evasore fiscale dell'imposta Rai, verrà tagliata la luce e quindi subirà una condanna -decisamente esagerata per non aver pagato un tributo di 100 euro- con complicati meccanismi di rivalsa e, comunque, sempre sotto la minaccia di far marcire la roba in frigorifero e morire di freddo o di caldo?
Speriamo che i sostenitori del meccanismo auspicato dal presidente del Consiglio (e il presidente stesso?) si facciano queste domande e trovino soluzioni nell'ambito della legge e non solo con l'arroganza e la violenza dello Stato verso i propri sudditi.
Come si dice in tutti gli angoli del nostro Paese (e non solo): “se non è zuppa e pan bagnato”. Che l'imposta Rai -vergognosamente spacciata come canone e abbonamento- sia di 116 o 100 euro, che si paghi come oggi o dopo le minacce del taglio della luce, non cambia nulla e, soprattutto, non risolve i problemi dell'attuale servizio pubblico di informazione. Cioè: volete che la Rai sia sempre campo di battaglia dei partiti di governo e di opposizione? Volete che l'informazione di Stato sia gestita come una Asl, o l'Anas, o il Comune di Roma, etc.? Bene, se è questo che volete, continuate pure così, cioè a farvi e farci male. Per quanto ci riguarda, crediamo che esista solo un metodo per rimediare all'attuale a al futuro sfascio: privatizzazione del servizio (come chiesto da milioni di italiani alcuni fa con un referendum), e gara d'appalto per quello di pubblica informazione (con conseguente fine degli show e delle barzellette di Stato). Il resto è, per l'appunto, pan bagnato.
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Vincenzo Donvito, presidente Aduc