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C’è, VERAMENTE, bisogno di un nuovo Illuminismo!
Ipazia (da
Ipazia (da 'la scuola di Atene' di Raffaello) 
13 Novembre 2006
 
 
Quota periscopio,
un filo di fumo all’orizzonte…
Leggendo la presentazione del numero di ottobre del Gazetin su TELLUSfolio online, è nato il desiderio di leggerlo al più presto; appetitoso boccone, come la taragna in copertina, appare l’articolo “Illuminismo per il terzo millennio”, finalmente qualcun altro ha fatto 2+2 ed ha compreso che siamo ancora lì: alle radici reali della civiltà occidentale!
Fa piacere vedere che si comincia a riflettere su quel grande periodo storico che fu il Secolo dei Lumi, ma qualcosa nell’articolo sembra non filare per il verso giusto…
Non si vuole denigrare ciò che viene scritto nell’articolo, i discorsi generali, la teoria, è condivisibile: chi si opporrebbe a Bruno, Galilei, Voltaire, Diderot, Verri, Beccaria, Jhon Stuart Mill, ecc.? Ma tra le “luminose” enunciazioni troviamo però “scorie” indigeste che contraddicono tali enunciazioni. L’articolo sollecita l’avvento di un nuovo Illuminismo, ma inizia con il Papa, affermando che neppure lui ha più libertà di espressione. Ma lo stesso Papa non perde occasione di scagliarsi contro l’Illuminismo e contro il cosiddetto relativismo, denigrando entrambi (a quanto pare anche giovedì 19 ottobre a Verona…). E forse qui, veramente, senza alcun rispetto per chi la pensa diversamente da lui.
Subito emerge alla mente una frase di Gaetano Salvemini che dice: «La realtà è che quando un clericale usa la parola libertà intende la libertà dei soli clericali (chiamata libertà della Chiesa) e non le libertà di tutti. Domandano le loro libertà a noi laicisti in nome dei principi nostri, e negano le libertà altrui in nome dei principi loro». L’articolo pecca di un certo strabismo, ce ne scusi l’autore, che fa sì che una delle istituzioni umane che più ha oppresso (si rinuncia ad elencare ciò che la storia ha ricostruito) e dalla quale con tanta fatica la cultura europea ha saputo liberarsi, appare quasi perseguitata. Ricordiamo che la Chiesa è stata, per molti, oppressore e non «complice degli oppressori» e che quasi mai è stata carnefice in quanto il lavoro sporco lo delegava al braccio secolare.
Nell’articolo si parla di «pensiero unico», «muri del pregiudizio», «tenebre», ma tutto ciò era caratteristica dei secoli in cui la Chiesa dominava in Europa e contro la quale «l’Illuminismo europeo, da Parigi, a Milano, a Napoli, mostrò ai popoli la possibilità di un mondo nuovo, fondato sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla fraternità».
L’articolo cita figure umane che hanno veramente, duramente e terribilmente pagato per aver portato avanti la «lotta per la libertà di pensiero» come Giordano Bruno, Galileo Galilei e Pietro Giannone (perché non metterci anche Ipazia?),1 figure che hanno combattuto non una lotta contro il nulla liberticida ma contro la Chiesa liberticida. Si citano, inoltre, le vittime della Santa Inquisizione, si suppone le cosiddette “streghe”, definite, più o meno, folli: è da ricordarsi che un’altra istituzione umana legata al concetto di pensiero unico, l’URSS, usava definire così coloro che non si adeguavano alla sua verità… e li trattava di conseguenza.
Certamente oggi ci troviamo ad osservare un paesaggio umano, purtroppo anche noi ne siamo parte, nel quale i valori dell’Illuminismo sembrano sparire fra cupe esalazioni di odio per la libertà di donne e uomini, di odio per il libero pensiero, di odio per la pacifica convivenza di tutti con tutti, di ignoranza crassa e colpevole, ecc. Ma siamo così sicuri che tutto provenga dal nemico, ormai da “tutti” riconosciuto, cioè l’Islam?
A volte sembra di vivere un incubo da romanzo di Orwell, ma, spesso, si ha la sensazione che la neolingua2 viva realmente, eccome!
Siamo così sicuri che solo il Profeta ed il Corano si pongono al di sopra delle leggi statali e del diritto internazionale? Cosa dire, allora, di quei paesi, democratici con tanto di Costituzione che discende dai valori dell’Illuminismo, nei quali chi ha morale e pensiero diverso deve sottostare a leggi imposte da una morale e da un pensiero egemone? Qualcuno ha mai visitato, per caso, il Belpaese?
Nell’articolo si trovano, poi, riferimenti più terra terra, legati al quotidiano, ad esempio il riferimento ai presepi e ai crocifissi… Sostenere i valori fondamentali dell’Illuminismo e nel contempo, forse, negarli asserendo che discutere di presepi o crocifissi nelle scuole e nei locali pubblici non ha alcun senso perché tale discussione (che, guarda caso, ha proprio a che fare con la libertà di pensiero, o no?) è «fatta sotto il ricatto di chi vuole imporre con la violenza le sue idee» non sembra particolarmente corretto. Spesso, mensilmente, sul Gazetin nella rubrica “Matita rossa e blu” appaiono articoli che chiedono una scuola di tutti e per tutti una scuola che, illuministicamente, rispetti le posizioni di tutti e non solo di una parte, seppur maggioritaria. Coloro che scrivono questi articoli non sono pericolosi terroristi islamici ma persone che laicamente chiedono l’applicazione reale dei valori dell’Illuminismo contenuti nella Costituzione della Repubblica Italiana.
È necessario prestare particolare attenzione a non dividere in modo manicheo il mondo in buoni e cattivi, perché, allora, non si può più parlare di dialogo, il dialogo avviene tra pari, diversi ma sullo stesso piano! Ed infatti, probabilmente, nel passato è avvenuto proprio questo: il casino in cui viviamo è nipotino del colonialismo, quando noi europei (be', proprio tutti no) che godevamo dei benefici conquistati dall’Illuminismo andavamo ad asservire altri popoli negando i nostri valori positivi ed esaltando i nostri disvalori negativi. Il bello è che continuiamo a farlo, vogliamo esportare la democrazia a bordo dei carri armati, agire poco “illuminato”, mentre avremmo fatto meglio ad espandere sempre più, a casa nostra, gli spazi di libertà seguendo l’invito di Kant («Abbi il coraggio di servirti della tua propria ragione!»), dialogando correttamente con le altre culture e così facendo, probabilmente, esportando, con l’esempio, i valori positivi dell’Illuminismo anche presso quei popoli che un Illuminismo non hanno mai avuto, purtroppo.
Certo che c’è bisogno di un nuovo Illuminismo, ma deve essere il fratello evoluto di quello settecentesco; certo che la base è la libertà di pensiero, ma tutto questo in un contesto chiaro: la laicità! Laicità intesa come equidistanza tra le fedi e i pensieri filosofici di tutti gli esseri umani, ognuno creda alla sua verità ma rispetti la verità degli altri e soprattutto impari a convivere con l’altro, qui, là, ovunque!
«I diritti dell’uomo, la democrazia, gli ideali di libertà e uguaglianza, di pace e fraternità, l’emancipazione laica, non sono i prodotti di una storia o di una civiltà particolare, ancora meno l’eredità di una religione. Sono delle conquiste dell’umanità che rifiuta l’oppressione, spesso conquistate, con il sangue e con le lacrime, contro delle tradizioni retrograde. La loro portata universale trascende ogni eredità e risiede nell’esigenza di una vita umana a testa alta, ribelle a tutte le servitù». Henri Pena-Ruiz, filosofo eautore di Filosofia della felicità (Sonzogno 2005) e di Qu’est-ce que la laïcité? (Gallimard 2003, inedito in Italia).
Immersione in profondità!
qualcosa si muove?
Nemo
(da 'l Gazetin, novembre 2006)
 
 
1 Ipazia (370-415 d.C.): erede della scuola alessandrina, filosofa, matematica, fisica, antesignana della scienza sperimentale (studiò e realizzò l'astrolabio, l'idroscopio e l'aerometro), figlia di Teone, geometra, filosofo e ultimo direttore della biblioteca di Alessandria, “pagana”, critica, ma rispettosa del cristianesimo, morì assassinata da monaci cristiani a seguito dell’editto dell’imperatore Teodosio che favoriva la persecuzione antipagana.
Dopo la morte di Ipazia, i suoi fedeli allievi scapparono da Alessandria, abbandonando in tal modo la città al suo destino: in questo modo, il famosissimo centro egizio perdeva la sua peculiarità di città della cultura.
2 Neolingua è una lingua artificiale creata da George Orwell per il suo romanzo1984.
Fine specifico della neolingua non è solo quello di fornire, per i sudditi del totalitarismo descritto da Orwell, un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Una volta che la neolingua fosse stata radicata nella popolazione e la vecchia lingua (archelingua) completamente dimenticata, ogni pensiero eretico (cioè contrario ai princìpi del potere) sarebbe divenuto letteralmente impossibile.
 

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