La redazione di Tellusfolio, il 20 Settembre 2015 ha recuperato in internet l’immagine di copertina del libro La pace di Cesare di Licinio Glori, pubblicato nel 1956.
Internet conserva memoria dell’identificazione di Cleopatra nella statua Venere esquilina (cfr. Wikipedia) fatta da Licinio Glori. Re.:
La statua venne ritrovata nel 1874 sull'Esquilino nella zona presso l'odierna piazza Vittorio, in una sala sotterranea degli Horti Lamiani, da cui proviene anche il ritratto di Commodo come Ercole.
Interpretata al momento della scoperta come Venere-Iside, più recentemente si è ritenuto che si trattasse di una raffigurazione di Cleopatra, databile nella seconda metà del I secolo a.C. (Arrigo Pecchioli. È Venere o Cleopatra?, con risposta di Paolo Moreno, articolo sul Corriere della Sera del 28 ottobre 1994, p. 50. L'articolo menziona la pubblicazione per alcuni versi anticipatrice di Licinio Glori, dal titolo Cleopatra “Venere Esquilina”, pubblicata da Carlo Bestetti editore nel 1955). Secondo questa tesi il cobra raffigurato sul vaso rappresenterebbe l'ureus, simbolo della regalità egizia.
Nel periodo da giugno a settembre del 2008, la scultura è stata esposta presso il padiglione italiano nell'Esposizione Internazionale di Saragozza (Spagna) ed è diventata la massima attrazione dei visitatori del padiglione. Per tutto il periodo è stata custodita 24 ore su 24 da agenti della Guardia di Finanza.
Una copia si trova nel museo del Louvre.
L’ureus simbolo di regalità egizia ci collega all’uruburu, nostro tema portante. La città di Roma, urbs urbis, sum. Ur-bs ur-biz, ‘base (di lacrime)’.1
Ma non c’è memoria di questo autore. L’ideologia indoeuropeista credette in altro e rese vile il ragionamento. Anche l’altro mio maestro, Giovanni Semerano, ignorò il suo contributo. Vi ho già riferito la base di tutto. Ricordo che sumero è attributo accadico -come Giovanni Pettinato specifica- dell’etnico zumero.
1.
In sintesi: «Fu rito della scrittura sumerica incidere Enzu e leggere all’inverso Zuen (semplificato Sin = Luna) […]».2
La luna fu il corpo celeste e la divinità, chiamata prevalentemente En Zu, ‘signora Luna’, letta Zuen, in accado Suen ed infine Sin.
2.
Veniamo alla seconda innovazione: i paleonimi. Noi viviamo in mezzo a nomi antichi (paleonimi) che non leggiamo più, perché si vede solo ciò che si cerca. Il Glori ha scritto:
Pare o almeno si crede che ITALIA provenga da vitulus = vitello con la caduta dell’iniziale v. […] Il bel nome deriva dalla millenaria lingua sumera sparsa nel Mediterraneo dalla valle del Tigri e dell’Eufrate e si compone di Ut (= sole) e Alia (= reggia) […] ITALIA = REGGIA DEL SOLE.3
Prendete questo come prima approssimazione (eidologia, ‘studio di prima immagine’). Perché, in realtà, it identificò = luna-sole, nel periodo di Ur III, di primazia sumera posteriore all’epoca accada; il lustro, periodo di 60 mesi celebrato in Roma e tra i Celti, nacque nel Vicino Oriente, col dio del cielo sumero col numero 60. Al convegno di Vittorio Veneto del 5 aprile 2008, l’archeo-astronomo Adriano Gaspani ci narrò la luna come il più antico misuratore temporale, seguita dal sole, con nascita di calendari prima lunari, poi solari e lunisolari. La lettura del diz. Halloran vi darebbe confusione:
itud, itid, itu, iti, id8; it4, id4
moon; month; moonlight (i3-, ‘impersonal verbal conjugation prefix’, + tud, ‘to give birth, to be born, reborn’).4
La luna inglese moon, pronunciata muun, corrisponde al titolo di rispetto che i Zumeri davano prima di tutto alla luna:
mu-un Emesal dialect for gu2-un? cf. umun. (: 178)
umun Title of respect; Emesal dialect for en [en.zu nds], nin, or lugal, ‘lord, master; lady; king; queen (cf. u3-mun, ‘blood’). (: 298).
Io vi propongo questo riconoscimento come comprova strepitosa non vista dal compilatore anglo-americano, benché di mente empirico-pragmatica. A proposito di mente, la lettura circolare sillabica di te.men offre mente sui grafi:
temen [TE]
perimeter; foundation(s), basis; foundation-charter; foundation platform; a figure on the ground made of ropes stretched between pegs, or the pegs themselves; excavation (often syllabically written te-me-en) (te, ‘symbol’/ti, ‘side, edge, stake –vita-‘, + men(4), ‘crown’).5
3.
Terza, l’innovazione colossale: identità Alba-Baal.
L’evidenza avverte l’identità di Al’ba con Ba’al, precisamente la religione di Baal, piuttosto famigerata per chi ha letto la storia della Palestina (= Bales-Tina) e ricorda i riti orgiastici sulle alture boscose e i bimbi sacrificati nelle fondazioni e nelle calamità per placare l’esoso Baal. Anteriore in Europa fu l’avvento di Al’ba, assai meno orgiastico e più battagliero, ma, per legge marziale, severo sui capi: appena indeboliti, i re dovevano sacrificarsi od essere spacciati dal più forte col beneficio del culto della memoria; così sul Tamigi, come sul Tevere, a Creta e sul Nilo, solo che i Faraoni d’Egitto e i Minossi di Creta trovarono più salutare il ritiro periodico nell’aureola di un castello o di un monte sacro, donde riapparivano invigoriti per dichiarazione sacerdotale e indicevano il giubileo. […] Benché semitizzati, i Cananei erano camiti e prescelsero, tra i numi dei Sumeri, la dea Nana, se ne nominarono perciò canana (= fedeli di Nana) e officiarono le altitudini e i qadesc, diavoleria mistica per il culto delle primizie sessuali con le qadistu e anche i qadiscim. Con la malia iridescente di Nana – Istar – Iside – Astarte – Attar – Elena – Afrodite – Cibele, i baal cananei pervasero il Mediterraneo Orientale, fissarono le basi marinare in Fenicia e di là poi a Cartagine, navigarono a Creta e vi fondarono Cnosso, percorsero la Balcania (Baalcanana) e girarono il Baltico, ove però Baal fu spodestato da Tin (Baal-Tic). Remissivi in politica (e ciò lascia dubitare che Annibale fosse cananeo tant’è che fu incompreso e osteggiato dai Cartaginesi), i Cananei s’industriarono in tutti i regimi, diffusero e svolsero le varie scritture geroglifiche e cuneiformi e giunsero ad inventare l’alfabeto.
Fu rito della scrittura sumerica incidere Enzu e leggere all’inverso Zuen (semplificato Sin = Luna); diventò uso cananeo scrivere Ba’al diversamente dai correligionari europei di Alba. L’ascesa di Babele, verso il 2000 a.C., al predominio mesopotamico sovrappose Bel sia ad Al’ba che a Ba’al.6
Ogni lettore è in grado di leggere il monte Bianco come Alba mons pari a Baal, ‘anima alta’, top d’Europa, il monte Peralba, donde nasce il Piave, come per-baal, ed il Piave, che passa per Bel-luno, col quartiere centrale di Baldenich, Plaba, allitterazione accadica di Bal-ba, ‘anima (ba) di Baal’.
Carlo Forin
1 John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 34.
2 Licinio Glori, La pace di Cesare, Dimara, Milano, 1956: 28.
3 Ivi: 22-23.
4 John Alan Halloran, op. cit.: 130.
5 Ivi: 275.
6 Licinio Glori, op. cit.: 27-28.