Quando mi chiedono i riti
della scrittura rispondo
con la frase scontata
che ho bisogno di carta e di penna
perché mano e carta diventano un uno
nel fare e disfare. Nient’altro.
Ma è ritornato a casa
il vecchio tavolo che mio figlio
mi aiutò a trasportare
-sì, più di vent’anni fa- ricordo
il nostro daffare operoso
tra tavolo e libreria
e mio figlio era giovane
e c’era.
Ora so che è stato il mio rito
che lì ho scritto le righe più belle.
Così tra le stanze di casa ho cercato di nuovo
la nostra- stesso silenzio di allora stessi tetti
che spuntano a destra e strisciare di auto
lontane su strada. Magia di tanti anni azzerati.
Ora sento che intorno si aggira non visto e sornione
-lui- e mi chiede la storia di tutti questi anni.
Marisa Cecchetti