Sapere da chi veniamo, che fu Roma e chi Cesare, apre la vista del futuro. La ricerca maestra iniziata dal Sergi, ripresa dallo storico Umberto Pestalozza e seguita dall’archeologo Giovanni Patroni, si è fermata davanti a nomi ermetici. Dal Mar Caspio al Baltico migliaia di città, di valli, di monti, di fiumi ripetono gli stessi nomi con timbri variati. Le generazioni, fiorite sempre in tempi forti e decadute nei vili, sopravvivono nelle future e, se lasciano allo studio degli scienziati le ossa, tramandano le loro fedi ed inganni nei nomi: in nomine numen: nel nome il nume. Capo o Dio, il nume era la bandiera e, dovunque giungevano, i gruppi la piantavano.1
Licinio Glori è l’autore di questa riflessione, pubblicata in La pace di Cesare nel 1956.
Il 15 marzo 1956 volge il 2° millenario della sanguinosa aurora di Giulio Cesare: questo è l’incipit del libro. Mi venne regalato dal prete archeologo, il compianto don Antonio Moret. Io non l’avrei letto: nel ’56 avevo solo 8 anni. Poi scomparve all’attenzione.
Io non ho potuto consultare gli autori citati dal Glori, ora dimenticati, da quanto ne so. Vorrei che il suo nome venisse ricordato. Questo suo interesse ai nomi è controcorrente [come sono io], come lo è la sua teoria della lettura circolare del sumero, attributo accadico dell’etnico zumero.
In sintesi: «Fu rito della scrittura sumerica incidere Enzu e leggere all’inverso Zuen (semplificato Sin = Luna) […]».2
Non voglio scordare, dopo il Saraswati, la chiusa di Uruburus di Semerano:
Samsara, inteso dalla radice sar col prefisso sam, nel senso di “volgersi, girare attorno”, indica il corso e ricorso dell’esistenza e corrisponde alla base accadica saru (ciclo, cerchio) e alla voce accadica samaru, saru (girare, riddare); ma il prefisso sam corrisponde ad accadico samas, samsu (sole) e richiama anche accadico samu (cielo).
Sam-ash è, anche, ‘volgersi (sam) all’Uno d’origine (ash)’. È anche ’utero (sha) della parola (me) dell’Uno d’origine (Ash)’. Così amen è ‘cielo (an) che comprende la sua parola (me)’: a…me…n.
In altre parole, abzu, ‘sole-luna’, fu la lettura di zuab, ‘luna-sole’. Perciò, io vi invito a denominare Zumeri gli adoratori della luna. Vi do la voce da Enciclopedia Cattolica:
APSU.- È parola sumera semitizzata, che in sumero si scriveva ZU-AB e si leggeva abzu con significato di ‘casa della sapienza’ (? –interrogativo opportuno. Come teonimo vale anche ‘sole-luna’). Questa etimologia (ab ‘casa’, zu ‘sapienza’?) è necessariamente in correlazione con il fatto dell’a. è dimora di Ea, dio della sapienza. L’a., dimora del dio sapiente, è la massa di acqua sulla quale poggia la terra e che la circonda. L’a. è sovrastante ed anche sottostante alla terra; dall’a. sovrastante, dal cielo, provengono le piogge, dall’a. sovrastante, le acque dei fiumi e dei torrenti che dànno fertilità alla terra. Una concezione cosmogonica analoga si trova in Genesi. C’è chi suppone che anche l’abyssos greco ed i derivati delle lingue indo-europee risalgono a questa voce sumera.
A. è anche una divinità maschile, ‘l’oceano di acqua dolce’ che ha per madre la dea Tiamat, ‘l’oceano di acqua salata’. Il dio A. è poi ucciso dal dio Ea. È forse da questa leggenda che a. diventa la dimora del dio Ea.
Io ricevetti i 12 volumi dell’Enciclopedia Cattolica gratuitamente dalla Biblioteca del Seminario di Vittorio Veneto dieci anni fa. Questa sola voce mi fu utile per anni. Ha due aspetti fondamentali: il linguistico ed il teologico. Il primo resta uguale, viene riferito da tutti e da tutti è ignorato nelle sue conseguenze [il dio Ea era gemello del dio En lil, Vento; era stato scritto Ae ‘seme-casa’, letto Ea].
Il secondo è anche cosmogonico. Il lemma aderisce sostanzialmente alla rivoluzione teo-cosmogonica attuata dai sacerdoti babilonesi di Marduk, che ribaltarono l’ordine equinoziale. Dal primato del Capodanno sumero –celebrato nell’equinozio d’autunno, con l’asterismo dello Scorpione– lo spostarono all’equinozio di primavera, col Toro [il toro selvaggio (uro, sum. uru) è il cuore di E.uro.pa, ‘territorio (pa) della casa/preghiera (e) dell’uro]. Israele conservò il Capodanno ‘laico’ dal sumero, che slittò da novembre a settembre (celebrato in questi giorni) per la precessione degli equinozi, e la Pasqua nel mese sumero di Nisan, in primavera. Senza però riconoscere le origini degli asporti, come non medita sul fatto che Abramo uscì da Ur III, ultima capitale zumera.
La generazione di Marduk fu forte. Lesse i grafi sumeri kud-mar, ‘taglio- caldo.includo. immagazzino’, in Marduk (etetimo anche di Marku, Marco) ed influenzò il capodanno dei Greci, Latini e degli altri popoli europei.
La dea madre Tia-mat influenzò la scelta di Mat-tia come dodicesimo apostolo che coprì il posto di Giuda (Atti, 1, 15-26).
E questa è una divinazione non ancora compresa dal cristianesimo dopo 2000 anni dalla morte e resurrezione di Gesù Cristo!
Carlo Forin
1 Licinio Glori, La pace di Cesare, Dimara, Milano, 1956.
2 Ivi: 28.