Mercoledì 16 settembre ‘l Gazetin mi è stato consegnato – con il consueto ritardo – per posta ordinaria. –1. L’ultimo numero. Tristezza e rabbia, e preoccupazione per un andazzo che sta uccidendo pian piano tutto ciò che di sano e rigoglioso ancora vive nel nostro Paese, oppresso da cima a fondo da un clima di sfinimento che toglie forze e annebbia la ragione. E non per caso, e non per mere cause, ma per un disegno preordinato e diabolico, come tutti sappiamo.
La cassetta della posta si trova su un muraglione di sostegno del terrapieno, su cui sta morendo un’agave. Oltre vent’anni di vita per prepararsi a espellere il suo unico fiore, spietato, che le succhierà anche l’ultima goccia di linfa, lasciandola rinsecchita e pronta al taglio. Uno spettacolo triste e magnifico che si è protratto per alcuni mesi. Il fiore che svettava a vista d’occhio, le sue tante braccia che si allargavano ricoprendosi di un’infinità di fiori gialli dal profumo conturbante, l’assalto di api e vespe specialmente al tramonto, a formare nubi d’oro ronzanti.
L’agave sta morendo ma con onore e con soddisfazione. Attorno al suo scheletro un tappeto di frutti maturi pronti a germogliare, i suoi passati germogli disseminati ovunque prossimi a fruttificare, per una continuità che riconduca il ciclo vitale sempre al punto in cui tutto ricomincia, sia pure in altro tempo e in altro terreno.
Salute a ‘l Gazetin, e avanti per il Cinquantesimo.
Maria Lanciotti