L’uruburu di Giovanni Semerano ci ha introdotto al nome della grande fiumana Saraswati, la più potente di tutte le “acque matrici delle cose”. Verrebbe da dire nella dea madre. Infatti, l’India conserva il nome della dea Saraswati. Ma non è la realtà vera concreta. Questa è un qualcosa di più incredibile. Un fiume vero, che scorreva dalla catena dell’Everest, tagliava l’Industan e sfociava ad ovest nel mar arabico fuori dal Golfo Persico. Venne fotografato nel suo paleo-alveo dal satellite americano della serie Landsat nel 2001. In superficie sono rimasti 300 siti archeologici completamente in mezzo alla terra. Dunque, inspiegabili senz’acqua. Il subcontinente indiano venne schiacciato sotto la catena dell’Himalaya (“Dimora delle nevi”) dall’azione della Terra con effetti del tipo del terremoto che ha fatto oltre 7.000 morti quest’anno nel Pamir (“Luogo pa (del) mir”).
Che significa mir? mir-abilia?
mir (2)
(cf., mer2).1 Mer2, storm wind.
Un vento mitico, ‘cammino (er) del ME, il nome che crea’. Come in Zu-mer: ‘cammino (er) del nome me della Luna (Zu)’.
Più esattamente:
(mus) mir-sha4 [DU]
(sword) belt; a fierce mythical snake (‘snake’+ ‘belt’+ ‘lament, wail’).2
Ho voluto riferire questo secondo lemma perché fa emergere incredibilmente uruburu, il serpente mitico, che sembra sottostare al ordine di farfalla.
Ma, io cerco di raccontarvi l’origine dei fenomeni descritti dal docente nel Dipartimento di Lingue e civiltà antiche del Vicino Oriente e Direttore del Capitol Archaeological Institute presso la George Washington University Eric H. Cline, che meno di un anno fa (novembre 2014) ha pubblicato con Bollati Boringhieri 1177 a.C., Il collasso della civiltà. L’autore narra il collasso di tutte le civiltà del bacino del Mediterraneo puntualizzando la fine dell’età del bronzo al 1177 a.C.
Lodevole il suo orientamento empirico-pragmatico. Lodevolissima la sua modalità di indagine che privilegia le innovazioni emergenti dai ritrovamenti nel Mediterraneo. Scientificamente ha alzato la domanda incredibile: come può essere accaduto lo scoppio puntuale di una civiltà in occidente alla fine del secondo millennio a.C.?
Io vi propongo di osservare la pentola del globo col fiume Saraswati che, ai tempi di Abramo in uscita dall’ultima capitale sumera, Ur III (1850 a.C. circa), era largo fino a 14 chilometri con pochissimo pescaggio; non fu più ospitale! Ed il fenomeno produsse per secoli differenti migrazioni. Colin Renfrew, poverino, scrisse Archeologia e linguaggio ovvero sanzionò due dimensioni separate da 10.000 anni percorsi da continue micro-migrazioni. Era troppo assurdo immaginare la compresenza di macro-migrazioni causate dal lento inabissamento di un fiume capace di frantumare un’unica civiltà, la civiltà del Saraswati, esistente nel 5000 a.C.! Uscì per prima quella che riconosciamo in Sumer, e dovremmo abituarci a nominar esatta: Zumer, attorno al 3500 a.C., con Kish, città che leggo ‘vita/morte (ish) in terra (ki)’, in Iran, ‘cammino (ir) cielo (an)’. Poi fece Uruk, arrivò in Iraq ‘fare (ak, aka, aq) cammino’, dove si fermò. Gli Accadi seguirono. Ebbero un’unica città santa in comune, Nibur in sumero, Nippur in accado. E fu kalam, ‘terra di Sumer’, calma del dio Vento.
Calo, urlo/chiamo, clam, di nascosto. -Urlo di nascosto- è assurdo, oggi. Era lecito nel tempo magico nel quale dèi e demoni erano dentro e fuori dall’uomo scombinandolo.
Carlo Forin
1 Diz. Halloran: 176, 174.
2 Diz. Halloran: 176.