Mio quindici maggio nella scena dei giorni:
il pensiero s’incurva sulle figure del vivere
nei paesaggi della mente dettagli d’un ordine
d’altri luoghi che stenta a mettere insieme
per la distanza.
Se mai continga placare il mito
a seguire la vocazione
dentro l’accensione dei versi.
A volere ciò che non è stato
talvolta fanno siepe le merlature del destino
sul confine di esistenze che sopravvivono
e il tempo che cammina
sull’inerte impalcatura delle illusioni
dove cade il giorno.
Antonio Barbuto
Roma, 8 giugno 2015