Secondo Aristotele:
«…gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio, hanno preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare, poiché dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni che erano a portata di mano e di cui essi non sapevano rendersi conto, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, si trovarono di fronte a maggiori difficoltà, quali le affezioni (ossia le eclissi, il sorgere e il tramonto) della luna e del sole e l’origine dell’universo. Chi è nell’incertezza e nella meraviglia crede d’essere nell’ignoranza (perciò anche chi ha propensione per le leggende è, in certo modo filosofo, giacché il Mito è un insieme di cose meravigliose)…»
Senza la natura il mito non esisterebbe, ma senza il mito non ci sarebbe la natura.
L’uno vive in funzione dell’altra, legati da un’attrazione fatale, da un magnetismo dell’immaginario che è all’origine dell’arte e, in generale, del pensiero umano.
Come dimostra ora l’importante mostra al Palazzo Reale di Milano dal titolo “Mito e Natura. Dalla Grecia a Pompei” ideata in occasione di Expo 2015, curata da Gemma Sena Chiesa e Angela Pontrandolfo, in programma fino al 6 gennaio 2016. L’evento presenta, attraverso più di 200 opere d’arte greca, magnogreca e romana, un aspetto poco noto del mondo classico: la rappresentazione della natura nei suoi vari aspetti. L’azione dell’uomo sulla realtà naturale e sull’ambiente. Sono così proposte al pubblico le ricerche più avanzate di un affascinante aspetto delle nostre radici classiche. Le opere provengono da musei italiani e internazionali fra cui il Museo Archeologico di Atene, il Kunsthoriches Museum di Vienna e il Louvre di Parigi. Vasi dipinti, terrecotte votive, statue, affreschi e oggetti di lusso come argenterie e monili aurei sono ordinati cronologicamente (dal VIII sec. a.C. al II sec. d.C) e per temi in 6 sezioni nelle sale di Palazzo Reale, con un’attenzione maggiore sulla produzione artistica magno greca e in generale dell’Italia meridionale, a quella ellenistica e romana. Un focus particolare viene dedicato ai reperti archeologici di area vesuviana con una selezione di capolavori di pittura parietale pompeiana.
Le prime raffigurazioni di età arcaica (nella sezione Lo spazio della natura) rappresentano una natura selvaggia: rocce, alberi, caverne ma soprattutto frequenti scene marine come nel caso del famoso naufragio dipinto in maniera grandiosa e inquietante, del vaso della fine del VIII secolo a.C. dal Museo di Ischia. Il mare e la sua fauna sono celebrati anche più tardi nelle celebri pitture funerarie di Paestum e continuano ad apparire su grandi vasi a figure rosse della Magna Grecia di V e IV secolo a.C. Caratteristici i cosiddetti piatti da pesce provenienti da Apulia (odierna Puglia), con realistiche rappresentazioni di diverse specie, tutte ben riconoscibili e ancora oggi presenti nell’Atlantico.
Ben presto nell’arco del tempo il rapporto dell’uomo con l’ambiente si sviluppa in senso simbolico (La natura come segno e metafora) come dimostra l’eccezionale lastra funeraria detta del Tuffatore dal Museo di Paestum. Emerge inoltre il valore metaforico di singole piante o animali (palma, alloro, ulivo) in specie nella ceramografia greca e magnogreca del V e IV secolo a.C. L’arte figurativa elabora le storie di Dioniso legate al vino, quelle di Demetra legate al grano e all’alternarsi delle stagioni nonché di Trittolemo, l’essere divino che ha insegnato all’uomo a seminare.
Tra le opere della sezione La natura coltivata dono degli dei, la statua di Trittolemo dal Museo di Santa Maria Capua Vetere e le lastre votive (pinakes) di Locri, splendidi esempi di bassorilievi in terracotta di V e IV secolo a.C. rappresentano magnifiche raffigurazioni della divinità della vite e del grano.
La mostra prosegue nella sezione Il giardino incantato raccontando come si diffonda il gusto per una rappresentazione decorativa di una natura esuberante che evoca giardini magici riferiti alla vita beata dopo la morte e alla rinascita in un mondo incantato. La natura è raffigurata in maniera più ornamentale che realistica e in composizioni di grande eleganza. I motivi naturalistici presenti sui vasi a figure rosse del IV secolo a.C. si tramandano fino ad epoca romana su vasi, dipinti, elementi architettonici e d’arredo, su argenterie e su rilievi marmorei come il notissimo Rilievo Grimani prestato dal Kunsthistoisches Museum di Vienna, con pecora e i suoi cuccioli in un ricco ambiente naturale.
In mostra è anche esposto il celebratissimo Vaso blu (I sec.d.C.) da Pompei ora al Museo archeologico Nazionale di Napoli, un prezioso reperto lavorato nella stupefacente tecnica del vetro-cammeo, con scene di amorini vendemmianti in bianco su fondo blu.
Le opere della quinta sezione della mostra Il paesaggio documentano come con l’affinarsi delle conoscenze naturalistiche, il paesaggio dipinto faccia il suo ingresso nell’arte ellenistica.
Sia nella corte macedone che ad Alessandria, la raffinata produzione artistica è caratterizzata da scene paesistiche come sfondo di cacce regali e da storie mitiche, nonché da rappresentazioni di paesaggi di campagne idilliche con alberi, rovine, pastori.
Il gusto per il paesaggio giunge a Roma, dall’inizio del I secolo a.C., con importanti testimonianze nelle decorazioni delle abitazioni non solo dell’aristocrazia ma anche della ricca borghesia di età imperiale. Un esempio sono Le storie di Ulisse dei Musei Vaticani, affreschi provenienti da una ricca domus romana con grandiose scene mitiche sullo sfondo di ampi paesaggi di rocce, piante, animali ed anche le pitture provenienti dalle case pompeiane con scene mitologiche ora la Museo Archeologico di Napoli. Il percorso espositivo prosegue con uno sguardo all’influenza che modelli delle lussuose ville marittime edificate lungo le coste laziale e campana dall’aristocrazia ebbero sulle grandiose dimore lacustri costruite nel corso della romanizzazione nell’Italia del Nord (Il mediterraneo ai piedi delle Alpi).
I ricchi ceti municipali ricostruirono sulle rive dei laghi prealpini il modello delle coste campane, ridisegnando anche l’ambiente naturale.
Accanto sono radunati spettacolari esemplari di pittura illusionistica di giardini (Il verde reale e il verde dipinto) che specialmente nel I secolo d.C. decoravano le domus romane, per amplificarne gli spazi e per abbellirle. In mostra sono affiancati gli oggetti d’arredo che ornavano gli spazi verdi ed erano riprodotti nelle pitture.
Molti anche gli affreschi che assieme ad alcuni celebri pitture con scene di ville e paesaggi marini, documentano il tono lussuoso delle dimore campane. Tra questi, straordinariamente ben conservati, sono gli affreschi della casa del Bracciale d’oro di Pompei.
Un genere che nasce nel mondo ellenistico-romano e avrà molta fortuna nella pittura moderna è quello della “natura morta”. Dalle città vesuviane sono giunti affreschi di grande gusto coloristico che rappresentano frutti riprodotti insieme a vasellame e ad animali, resi con una vivezza straordinaria.
Maria Paola Forlani