04 Settembre 2015
Giovanni Semerano scrisse in Le origini della cultura europea, vol. II, Dizionari etimologici (Leo Olschki, Firenze, 1994):
*buro si ritiene derivato dal composto di ‘uro’, ‘amburo’; uro, -is, ussi, ustum, urere ardo in senso proprio e figurato. ‘Uro’ viene accostato a gr. erw, sanscr. osami (io ardo), ustah (arso); cfr. ant. isl. ysia (fuoco): la -s- interna alla base del sanscr. e dell’isl. ci riconduce ad accad. esatu, isatu (fuoco, fire), ebr. es. Il lat. *buro invece si formò sotto l’influsso di voci come accad. (bu’’uru), buhhuru (cuocere, scaldare, to heat), abru (pira, catasta di legno, fuoco…), sinonimo di accadico isatu (fuoco, brush, pile); cfr. sum. bar (rilucere), ebr. ba’ar (ardere, to burn), be’era (fuoco, fire); cfr. Aquae Bormiae, le sorgenti calde di Bormio. [: 355]
Io mi sono trattenuto in ‘buio’ dalla tentazione di esaminare più a fondo la voce buro proposta da Semerano allo scopo di dar priorità al tenomino Nusku con la sua lampada G per distinguere nel buio. L’insieme G-nusku offre il gnosco latino, forma arcaica di nosco = ‘imparo a conoscere’.
La mia massima innovazione è la teoria della lettura circolare del sumero.
La lingua sumera ha convissuto secoli con l’accado. Le due lingue a volte si sono commiste. Dunque, io propongo l’accad. (bu’’uru), buhhuru (cuocere, scaldare, to heat) come uru’’bu’’uru. Il significato risultante è di “fuoco (uru) che conosce (bu) fuoco”.
L’insieme umano che si raduni attorno ad un fuoco riconosce il fuoco di un altro insieme umano che si raduna attorno ad un fuoco!
Uruburu rivela, scandita esattamente, la sua dimensione amichevole, che il medievale uroboro, ‘serpente che si morde la coda’, maschera come pericolo.
Carlo Forin |