L'Eni, Ente Nazionale Idrocarburi, ha scoperto in Egitto un mega-giacimento di gas naturale che sembra sia il più grande mai ritrovato nel Mediterraneo. E sembra che questo potrà servire a fornire energia all'Egitto per i prossimi decenni.
Bene.
L'amministratore delegato Claudio Descalzi ha mostrato molta contentezza in merito: “È un giorno davvero importante per la nostra società e le persone di Eni… L'esplorazione si conferma al centro della nostra strategia di crescita…” (Agi).
E al suo posto non potrebbe dire altrimenti, vista la mission dell'azienda e che i suoi azionisti lo hanno scelto per questo. Cioè, in era di liberalizzazioni e privatizzazioni, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha il controllo di fatto in Eni Spa in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia indirettamente tramite Cassa Depositi e Prestiti Spa, ha scelto l'amministratore delegato. Quindi chi decide la guida è il Governo. E alle politiche del Governo in merito possiamo ascrivere anche questa scoperta egiziana.
Medaglia al Governo.
Ma…
Una riflessione. Per l'Eni, per la sua politica energetica, per l'Italia e per l'Egitto.
L'Eni è impegnata nelle attività di ricerca, produzione, trasporto, trasformazione e commercializzazione di petrolio e gas naturale. Tra queste attività ci sono anche quelle da fonti cosiddette rinnovabili, cioè che non si esauriscono (vento sole, acqua, etc.), ma la scoperta di oggi e, sostanzialmente, la maggior parte delle fonti su cui opera l'Eni, non sono rinnovabili. Fonti che, per diversi fattori, rappresentano anche un fattore di inquinamento; tant'è che nel mondo le politiche energetiche sono sempre più indirizzate verso le energie rinnovabili. Tanta esultanza per questo ritrovamento “al centro della nostra strategia di crescita”, ci sembra perciò di corte vedute, simile alle politiche del nostro Paese in altri ambiti (generali strategici e amministrativi): non è una novità che speso ci si accorge che quello che veniva presentato come il massimo dell'innovazione, dopo pochissimo tempo è già vecchio, superato, costoso, inutile e talvolta dannoso. Al di là del tesoro specifico del ritrovamento (che dura per l'appunto il tempo in cui si impiega a spendere questo tesoro), deve essere ancora questo il “centro della strategia di crescita”? Abbiamo più di un dubbio.
L'Italia è tra i Paesi ben attrezzati in merito, ma, per l'appunto, quale merito, per quale strategia, e cosa abbiamo imparato dal passato? Forse che in Italia, e nei Paesi che hanno perseguito in modo predominante queste strategie, non esiste un problema di rinnovo delle fonti energetiche? Cosa offriamo in merito all'Egitto, oltre alcuni decenni di gas, dopo l'esaurimento di questo ritrovamento?
Dall'esultanza di quanto oggi scoperto, crediamo si debba prendere spunto per un'approfondita riflessione, per potersi attrezzare e lasciare ai posteri qualcosa che funzioni anche per loro, e non solo cimiteri di un mondo che muore e che sarà morto.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc