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TellusFolio > Nave Terra > Ordine di farfalla [15-23]
 
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Carlo Forin. Borra, “buru”, burrone
31 Agosto 2015
   

Ordine di farfalla’ è passato attraverso il ‘buio < buriu’.

Dal buio-buriu io vado ad estrarre ‘borra’ insieme con la pericolosa consonanza con ‘burrone’.

‘Burro’ consuona con burrone = ‘generato (ne) da burro’: tanto paiono lontane le parole italiane ‘burro’ e ‘burrone’ da scoraggiare chi vi cerchi un giro unico, eppure il senso odierno è lontano dall’antico per via dell’intrico magico-religioso, zu2…ur5 [HAR] to bite, chew up, tear with teeth (‘teeth’+ ‘to chew’).1 ‘Borotalco’ è quasi consonante con borra. Abbiamo detto che o ed u furono uguali fino al latino, grazie al fatto che la vocale o manca per ragioni religiose -essendo il massimo del sacro- ai Zumeri e agli Accadi.

URUBURU fu il serpente che si morde la coda, riconosciuto come Uroboro dagli alchimisti medioevali, ma non riconosciuto dai sumerologhi tra i Zumeri. Certo, riconoscono uru = città, bu = conoscenza, ub = cielo –in tesh-ub, ‘connessione.luna/vita-cielo’, accado teshup, etetimo di tempus (col cuore –em) .

Bure, latino, è la parte posteriore dell’aratro, bus, buris [acc. Burim f. bure parte posteriore curva dell’antico aratro, a cui erano congiunti il timone ed il vomere stesso, Verg. Ge. 1, 170 (G. Calonghi)]. I versi 169-170 virgiliani: Presto si doma con grande forza nelle selve e si piega un olmo in foggia di bure, e si foggia in ricurvo aratro indicano il bure, il ceppo dell’attrezzo su cui si innestano le altre parti, il timone, al quale si aggiogano i buoi [bos, bovis -già bus-], la stiva o il manico del guidatore, e sotto il vomere, cioè la lama, dotata di orecchie -ali- cioè l’apertura dell’aratro.

L’aratro delle stelle, «Mul apin, ‘stella aratro’ è il primo compendio babilonese di astronomia, che risale ad un periodo imprecisato, sicuramente prima del 1000 a.C.» ha scritto Giovanni Pettinato a pag. 74 de La scrittura celeste, di Arnoldo Mondadori editore, Milano 1999. Dunque, la divinazione antica osservava il cielo e la terra, mentre i traduttori moderni riescono a decifrare solo laicamente, a volte, i fenomeni di terra. Così URUBURU scompare e non ci è dato nel burrone di conoscenza che ne segue: Antasubba è il demone della perdita della conoscenza, descritto da Giovanni Pettinato in Angeli e demoni a Babilonia, A. Mondadori, Milano 2001: 123, 143. Non viene letto a giro (questo un significato di eme ghir, lingua); darebbe ba.bu.sat.an, che fu in internet in siti satanisti fino ad anni fa ed ora non c’è più. Stando a noi ed a Pettinato, che ha rubricato il mal caduco sotto Antasubba, io vedo invece il satana, del libro di Giobbe, in anticipo di quasi 2000 anni!

Ogni città sumera fu indipendente ai tempi di Bilgamesh, il re di Uruk che cercò l’immortalità; Giovanni Pettinato ce lo ha reso noto nel suo nome accado di Gilgamesh, ricostruendo pazientemente La saga di Gilgamesh ricomponendo i pezzi della saga seminati in tutte le culture del antico Medio Oriente.

Il lettore si stupirà quando io propongo la lettura circolare orko sul nome della città di Uruk, ma si rassereni: è solo una mia ubbìa. Sono l’unico responsabile. Magari sarà stupito del fatto che orco non sia solo nelle favole medioevali eppure ne parli anche sant’Agostino in Civitas dei: «Varrone presenta gli dèi eletti nel contesto di un solo libro. Sono: Giano, Giove, Saturno, Genio, Mercurio, Apollo, Marte, Vulcano, Nettuno, Sole, Orco, Libero padre, Terra, Cerere, Giunone, Luna, Diana, Minerva, Venere, Vesta». (7, 2)

Dunque, Orco era un dio. Micol Perfigli, in Indigitamenta, Ets, Pisa, 2004, cita,: 134 in nota, il regno Orcomeno del re Minia, vittima della mania di Dioniso [diu.nis.u ha nel cuore il sumero nis = 20 = Sole, che torna in Nisan, l’aprile di Pasqua ebraico, che ripete sum. nis.an.] con le figlie tramutate in uccelli.

Questa lettura circolare sarebbe già in eme. ghir, lingua in sumero –dove eme è il circolo al presente, del me, origine e destino, e ghir è ‘un coltello divino’ che permette di tagliare ed unire (come le chiavi del Papa che aprono e chiudono al cielo).

Ma io vi voglio proporre con chiarezza il paleonimo Oreb, sinonimo del monte Sinai, da leggere come Ebro, ed avete l’origine del nome Ebrei, ‘quelli dall’Oreb’, non ancora individuato da alcun altro, proprio per il fatto che il folle che vi scrive coltiva l’ubbìa della Lettura Circolare del Zumero. Sono io l’ebbro o tutti gli altri? Amo il vino, ma l’ipertensione mi ha convinto a moderarmi e non bevo quasi più.

In ‘Sora luna’ abbiamo visto: La Lettura Circolare su zuru rende zurur. Accadizzato è surur, lat. soror.

Zu è la luna, -ru è il sacro. Zorro, la volpe, potremmo dedurre in spagnolo (cfr. Wikipedia). Etetimo di zorro è, puto, credo: sum. zur-ru.

Concludo con buzzurro. Mi riferisco a ‘la via di Balaam di Bosòr’ della seconda lettera di Pietro (2, 15) che amò un salario di iniquità, ma fu ripreso per la sua malvagità: un muto giumento, parlando con voce umana, impedì la demenza del profeta.

Rischiò il burrone!

Vogliamo vedere la fonte sumera di Bosòr, Busur, Buzur? A giro su ‘urrub’:

zurzub (2), ursub (2), urrub (2)

a container provided with teat-shaped protuberances (zur4, ‘to spout, flow’, + sub, ‘to sucle’; Akk. sursuppu, ursuppu, hurhuppu).2

 

Carlo Forin

 

 

1 John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 317.

2 Ivi: 318.


 
 
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