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Maria Paola Forlani. Cento lumi per Casale Monferrato 
Lampade di Chanukkah: una collezione tra storia, arte e design
23 Agosto 2015
 

In occasione di Expo la città di Casale Monferrato presenta una mostra unica e inedita: la collezione completa di oltre centosettanta Chanukkiot d’arte contemporanea della Fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica a Casale Monferrato e nel Piemonte Orientale.

Un’occasione irripetibile per apprezzare I lumi di Chanukkà realizzati da artisti di livello mondiale, ebrei e non, che hanno interpretato e reinterpretato il simbolico candelabro a nove bracci utilizzato, appunto, per accendere i lumi, uno per ogni sera, durante la celebrazione della festa di Chanukkà (la festività ebraica che commemora la consacrazione di un nuovo altare del tempio di Gerusalemme dopo la libertà conquistata dagli ellenici).

Arman, Topor, Recalcati, Pomodoro, Mondino, Palladino, Del Pezzo, Luzzati, Colombotto Rosso, Nespolo sono solo alcuni degli artisti che hanno reso la collezione casalese tra le più importanti a livello internazionale, esposta nelle sale del secondo piano del Castello del Monferrato (fino al 1 novembre 2015).

La ricorrenza di Chanukkah (inaugurazione), nota anche come Chag ha-Orot (festa delle luci) cade nella stagione invernale, il 25 del mese di Kislev, e dura otto giorni. Essa rievoca il periodo altamente drammatico della storia del popolo ebraico, allorché, nel II secolo avanti Era Volgare, gli abitanti della Giudea, politicamente assoggettati al regime seleucide della Siria, ne subivano ancor più la forzata assimilazione della cultura ellenistica dominante.

La precettistica religiosa era stata drasticamente limitata, la circoncisione e l’alimentazione rituale (Kasherut), in particolare, severamente vietate, il Santuario di Gerusalemme profanato, il popolo sconvolto e demonizzato. È in questo contesto di disperazione che inizia a manifestarsi una reazione di riscatto, inizialmente attivata dai membri di una famiglia sacerdotale di Modi’in: il padre Mattatia e i suoi cinque figli. Costoro, noti come Asmonei e, più tardi, anche come Maccabei, sotto la guida del Yehudah, condurranno il popolo ebraico alla vittoria sui suoi oppressori e, quindi, alla liberazione materiale e spirituale del paese. Due sono i principali elementi istitutivi della festa di Chanukkah: il miracolo dell’olio, avvenuto nel Santuario, con la sua riconsacrazione al culto; il miracolo della vittoria “dei pochi sui molti, dei deboli sui forti, dei giusti sui malvagi”.

Il primo, evidente come tale per la sua umana imprevedibilità, consistette nel fatto che un piccolo quantitativo di olio, trovato nei locali del tempio, che avrebbe potuto alimentare la lampada perpetua a sette bracci (menorah) solo per un giorno, ne durò invece otto, il tempo, cioè necessario ai sacerdoti per prepararne di nuovo, in stato di purità. Il secondo miracolo di per sé non si apparenta come tale, ma, in un ottica umana, altrettanto straordinario e inatteso, consistette nell’esito favorevole agli ebrei dello scontro armato con le soverchianti forze nemiche.

Per ricordare questo duplice ordine di miracoli e per tramandarli alla posterità, venne istituito, dai Maestri dell’epoca, un rituale particolare: l’accensione per otto giorni consecutivi di una speciale lampada a otto becchi chiamati chanukkià o hanukijah o hannukkiah. Questa lampada viene accesa, durante la festa, in ogni casa ebraica dopo il tramonto, negli otto giorni seguenti il giorno corrispondente al 25 di Kislev, con la seguente modalità: un lume la prima sera, due lumi la seconda e così via sino all’ottava sera, allorché la chanukkiah apparirà accesa con tutti i suoi lumi.

È prassi che la chanukkiah venga accesa ovviamente dopo il tramonto, preferibilmente nell’ora in cui tutta la famiglia è riunita. Nella liturgia del periodo, oltreché la lettura di appositi brani della Torah, la Bibbia ebraica, è prescritta la recitazione, nell’ambito della ‘Amidah, una delle preghiere fondamentali dell’ebraismo e, privatamente, della preghiera di ringraziamento dopo i pasti, del passo iniziale con le parole “Per i miracoli, per gli atti di valore, per le vittorie…” e dopo la ‘Amidah segue l’Hallel, preghiera contenente inni e lodi al Signore che viene recitata nei giorni festivi. È altresì prescritto che, durante l’accensione dei lumi, non ci si possa “servire” della loro luce, ma esclusivamente contemplarli, meditando con ciò sulla presenza salvifica di D-o nella vita del suo Popolo.

Le chanukkiot del Museo dei Lumi di Casale sono 115. Più una. La prima. Che non c’è. Perché è stata inviata in Israele dove ancora oggi viene accesa con le altre nella Sinagoga italiana di Gerusalemme. Questa collezione dei Lumi di Chanukkà, per la prima volta dalla sua nascita, avvenuta nel 1994 si può ammirare in un’unica sede espositiva, un evento, per la rilevanza degli artisti e per la bellezza delle opere, unico ed affascinante.

Gli artisti hanno tutti sentito l’impulso di dare prova alla loro creatività per inventare una forma per quell’oggetto che una forma già ce l’ha. Ed è la sua sostanza. Un oggetto così pregnante e carico di contenuti, simbolo del legame tra il popolo ebraico e la luce; un oggetto dal design millenario così identificante da essere tutt’uno con il suo significato religioso e da imporre precisi vincoli formali e funzionali. Chanukkiah è per definizione il candelabro con otto bracci più lo shammash, il servitore che non deve essere uguale agli altri, ma più alto, o più basso, e comunque fuori allineamento.

A leggere le testimonianze di Aldo Mondino, Antonio Recalcati, Giosetta Fioroni, Lucio Del Pezzo e tutti gli artisti presenti si coglie sempre la precisa intenzione di partire dalla storia antica, per trovarvi nuovi significati, senza mai piegarli o manipolarli, ma intersecandoli ai valori del proprio credo – religioso e artistico – e ampliandoli a comprendere valori universali di pace e poesia.

 

Maria Paola Forlani


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