La crisi strutturale mondiale e finale del capitalismo è arrivata a un punto di tale ampiezza profondità e non riformabilità, che diviene attuale l'interrogativo -a proposito del che fare- rappresentato dal motto: ALTERNATIVA O BARBARIE?
Ciò significa che si sta aprendo una frattura sociale culturale politica tremenda, e che davanti a noi si dispiega in tutta la sua drammaticità e urgenza la questione di tagliare con ogni forma di riformismo, anche nelle espressioni nobili della ex grande socialdemocrazia europea.
Come sostiene da tempo Samir Amin (foto) la domanda è: uscire dalla crisi capitalistica o dal capitalismo in crisi? con la aggiunta recente: che succede se si pensa di poter uscire dalla crisi capitalistica “con le riforme”? o lasciando andare la crisi alla sua spontaneità?: in questo caso davanti a noi si apre la scelta tra alternativa o barbarie. Anzi non è già quasi più una scelta, dato che di alternativa non si vede ombra, mentre la barbarie cresce davanti ai nostri occhi.
La sua avvisaglia più preoccupante e rischiosa (fino alla minaccia della terza guerra mondiale atomica, come dire la fine del mondo) è la migrazione di popoli in corso.
Mi sono sempre chiesta, se esistano precedenti storici di tale evento, e mi sono risposta che sì, nella storia mondiale avvengono sempre sia i movimenti dei nomadi, sia movimenti di gruppi etnici e religiosi di massa. Ma in particolari situazioni di frattura nella continuità storica, tali movimenti assumono il carattere di vere e proprie “Invasioni barbariche” o di “migrazioni di popoli”. Esse avvengono con carattere di inarrestabilità e determinano anche un arresto e arretramento dello sviluppo civile e culturale.
Faccio alcuni esempi. Uno è dopo la caduta dell'impero romano che aveva rappresentato sia pure nella sua durezza e oppressione appunto imperialistica, anche un grande fattore di progresso negli ordinamenti sociali civili e politici, nel governo del territorio, nel sistema stradale, nella produzione giuridica. Quando cade provoca una crisi profondissima nel corso della quale le popolazioni arrivano in Europa dall'Asia (gli Unni), dal nord (Galli Celti Normanni Goti). Dopo l'invasione di Attila viene fondata Venezia, un re longobardo è sepolto a Trani, Alarico a Cosenza, in Sicilia arrivano e restano i Normanni alti biondi con gli occhi azzurri. La città etrusca detta Felsina dopo l'arrivo dei Galli Boi diventa Bologna, Sena diventa Sena gallica o Senigallia ecc. ecc. La Gallia cispadana diventa Lombardia dopo l'arrivo dei Longobardi. Dopo l'ultima invasione barbarica la Val padana muta nome e si chiama Padania. Di tradizione celtica.
Una seconda tremenda frattura avviene dopo la scoperta del Nuovo Mondo, in pieno civile splendore rinascimentale. Dai ricchi paesi europei, appena càpita una carestia o calamità vi arrivano gli Irlandesi o i Francesi o i Britannici; dalla Spagna e Portogallo invece l'invasione è nell'America che poi sarà detta latina. I popoli d'Europa, cristiani, distruggono senza pietà ogni vestigio delle popolazioni native, le grandi civiltà azteca e maya, prendono le patate, il pomodoro, il mais, i diamanti ecc. ecc. Le civiltà precolombiane vengono cancellate e i nativi, detti Indiani d'America distrutti, mentre dall'Africa gli schiavisti, mercanti di morte, trasportano per nave nelle piantagioni di cotone i neri, che poi saranno detti negri, neri, di colore e infine afroamericani. Non si può dire quante lampeduse e quanti morti per naufragi, stenti, botte e fame siano finiti in fondo all'Oceano. Veri e propri genocidi delle splendide civiltà precolombiane come Aztechi e Maya, a danno dei nativi detti Indiani o Pellerossa. Genocidi benedetti, perché teologi compiacenti “dimostrarono” che quelle popolazioni non avevano l'anima. Fu così ripristinata la schiavitù nelle piantagioni di cotone. E dai mercanti di schiavi europei portati in America a fare gli schiavi, attraverso chissà quante Lampeduse e quante migliaia di morti nei naufragi. Storia molto nota attraverso la letteratura e il cinema.
La terza frattura sta avvenendo e ci trova impreparati e ignoranti, pieni di pregiudizi e di paure, di voglia di vendetta e di disprezzo. Prima di tutto bisogna sapere che è un evento non rapido né scarso, non governabile con i pregiudizi, capace di farci tornare indietro ai peggiori esempi di razzismo e di genocidio dell'Europa del secolo scorso, perché quanto a genocidi crociate guerre sante colonie e imperialismi noi europei/e non abbiamo da imparare niente da nessuno, le abbiamo inventate tutte noi.
Mi fermo qui a un sommario tentativo di ricostruzione storica e bilancio etico, e proverò nel prossimo pezzo a discutere di possibili modi per cercar di affrontare capire non aggregare, ma sciogliere l'odierna tremenda minaccia proveniente dalle migrazioni di popoli in corso.
Lidia Menapace