Vado a riprendere il nocciòlo del “Volo di calabrone 1”:
Dunque, il contenitore buru, bur si può osservare proposto con la coppia buru-bur, si può constatarle diverse in forma, uguali in senso, e si può fare il terzo passo per riscontrare la catena uruburu.
L’alchemico uruburu, vel uruburus, è il serpente medievale che si morde la coda. Dunque, è un movimento prigioniero di se stesso. Osservate i lemmi sumeri
uru(ki), eri, iri, ri2; uru2; iri11
city, town, village, district (Akk. uru IV, ‘city’, from Sumerian Orel & Stolbova derive Hebrew ‘ir from unrelated #1012, *’ger- “town”) [URU archaic frequency].
Fatto bu = conoscenza, ub = cielo, ubu diventa conoscenza+cielo. Oboedio, per obbedisco in lat., svela l’obvio, l’ovvio, come ‘sto sulla via, vio di invio, del cielo’. Cielo ub viene comprovato dal teonimo teshub, ‘connetto (te) Luna (sh) Cielo (ub)’.
In “An Phoebi soror? Sei forse sorella di Febo?” abbiamo cominciato a guardare Publius Vergilius Maro come sacerdote etrusco. Ed ho scritto:
Io posso sottolineare che il sacerdote etrusco denunciava la razza romana, riteneva Venere sorella dell’Erebo, l’inferno opposto al puro Pho.e.bu, conoscenza (bu) della casa (e) del Cielo (ub).
Oggi, cominciamo ad osservare i paleonimi dell’Italia meridionale con l’ipotesi che Virgilio, sacerdote bianco, virgineo, si astenesse dal denunciare il nome del serpente uruburu, perché malus anguis, serpente malvagio.
Vorrei essere un Calabro rapitore di Virgilio.
A proposito dei Calabri, assume un particolare rilievo il fatto che proprio nella loro terra e precisamente a Brundisium Virgilio ebbe a chiudere la sua esistenza [Brindisi od.]. Ciò, peraltro, veniva ricordato anche nel breve, ma significativo epitaffio, posto sulla sua tomba a Napoli, che un’antica traduzione voleva dettato dallo stesso poeta in punto di morte: Mantua me genuit Calabri rapuere, ecc.
I Calabri di duemila anni fa risiedevano in un luogo un po’ diverso dalla Calabria odierna.
Calabri. – Si chiamavano così, al tempo di Virgilio, le genti iapigie stanziate nella parte alta del Salento, mentre quelle poste più a sud prendevano il nome di Sal(l)entini (fonti e loro discussione soprattutto in Nissen 1883 e 1902; Hulsen 1897; Beloch 1912; ultim. Nenci 1978). Poco dopo, con la divisione dell’Italia in regiones voluta da Augusto, si prese ad indicare come Calabria l’intera penisola salentina; questa, unita alla Puglia centro-settentrionale e a gran parte dell’area irpina, venne a formare nella descriptio Italiae augustea la regio II, denominata poi, più comunemente Apulia et Calabria (De Ruggero 1895, Mayer 532; Mayer 1914; Thomsen 1947, 40 e passim; più di recente Sirago 1978, 25 ss.; Pani 1979, 93-94). Tale denominazione rimase nel Basso Impero la provincia corrispondente all’ex regio II, sia pure con qualche modifica territoriale (ultim. Pani 1979, 94-95).
Virgilio ricorda in G 3 i Calabri saltus a proposito della diffusione in essi di un particolare tipo di rettile, un malus anguis non meglio specificato.1 La descrizione di questo serpente e più ancora delle sue abitudini e del suo comportamento durante le varie stagioni dell’anno risentono non poco della rappresentazione del ce nei Theriaka di Nicandro di Colofone (vv. 359-371), spesso financo nell’uso di certe espressioni. La notizia, comunque, che anticamente chersydri e altre specie di rettili fossero particolarmente diffusi in terra Calabra è confermata da Solino (2, 33 Calabria chersydris frequentissima et boas gignit).
Oggigiorno il Salento non sembra distinguersi in alcun modo dalle altre regioni italiane per la quantità o la qualità dei serpenti in esso esistenti (Baldacci 1972 2). […]2
Aggiungo il nome antico della Calabria: Brutium.
Calabria. – […] Anticamente si chiamava Brutium, dai primi abitanti, affini ai Lucani, che l’abitarono, e fece parte della Magna Grecia. Quando, nel sec. VII, i Bizantini persero il dominio della vecchia Calabria, cioè della penisola Salentina, ne trasferirono il nome al Brutium, che d’allora in poi ha sempre mantenuto l’attuale denominazione. Nella divisione augustea dell’Italia il Brutium, con la Lucania, forma la terza regione.3
Il malus Calabris in saltibus anguis non ha un nome esplicito in Virgilio. Brundisium e Brutium suggeriscono uruburu, così come Cala-bro suggerisce kala-buru, ‘anima (ka) va oltre (la) involucro (buru)’.
Gli Abruzzi ed i Calabri meditino sul serpente malvagio, così come Benevento ribattezzata da Malevento.
Carlo Forin
1 Et etiam ille malus Calabris in saltibus anguis // squamea convelvens sublato corpore terga// atque notis longam maculosus grandibus alvom […] V’è anche quel serpe maligno sulle balze calabre, che levato il petto contorce il dorso squamoso e lungo il ventre chiazzato da grandi macchie; 425-428.
2 Enciclopedia Virgiliana, Treccani, Roma.
3 Enciclopedia Cattolica.