A Primavera, nei prati sbocciano i fiori del tarassaco che colorano i prati di una coltre gialla; all'appassirsi dei petali, i “soffioni” sparsi dal vento, riempiranno di “bioccoli” l'aria. Da ragazza ogni fiocco lanoso che volava via portava con sé un mio desiderio, un pensiero, un ricordo, una parola di neve al sole. Ho letto e riletto la bella silloge di Pina Rando e i bioccoli sono brevissime poesie suggerenti una pittura puntinista di connotazioni che acquarellano pensieri e meditazioni; si rincorrono e s'abbracciano narrando la caducità della vita e il suo ineluttabile corso con leggerezza, levità, dolcezza.
«Voci d'addio/ in versi- stelle/ di calde parole/...» «si fa silenzio//-notturno/ l'ultima frase».
E i versi scaturiscono dal silenzio e nella musica fin dai titoli della raccolta. Il mare traluce nella polisemia in «Musica d'onde/ -la riva del tempo/ lenisce», nell'immagine intensa del vento che piange l'immensa solitudine persa allo sguardo – e «rifrange l'orizzonte – presagi» mentre «nel vuoto/ bianche -farfalle/ sospese parole» aprono al silenzio e al respiro sottolineati non solo dalla particolare grafica della pagina ma anche dal trattino di sospensione che accompagna in un “oltre” d'amore e condivisione. E così leggiamo nell'ungarettiano «Dal dolore/ -segreto/ si svela il canto» o «L'ombra che – su questo esilio/ grava -ha un nome».
Si chiama vita questo nome ed al suo canto spettano ai poeti la responsabilità del dire, il confortare, l'ala spezzata che pur vola consapevole dell'ombra, l'aderenza dell'edera al muro, lenta, costante, instancabile segno d'amicizia anche nell'ora che muore e che si firma su un albero e riporterà bioccoli di lana. «Rami-/ sul cielo/ un nome».
Patrizia Garofalo