Il viaggio, iniziato dal punto zero con i saluti in “Ordine di farfalla”, tocca ormai il punto dieci, con “Volo di calabrone”.
L’imenottero Vespa crabro «costruisce il nido, spesso di notevoli dimensioni, entro spaccature degli alberi: esso consta di favi disposti orizzontalmente, le cui celle guardano verso il basso; ogni favo è ricoperto da un involucro di legno masticato e insalivato. La parete esterna del nido, anch’essa di questa sorta di carta, ha l’efficacia isolante di un muro di mattoni di 40 cm». (Enciclopedia Grolier)
Sarà forse per il suo nido, il calabrone è un insetto innocuo che può diventar aggressivo in difesa proprio del nido (Cfr. Wikipedia). Vola tendenzialmente “in sovrappeso”.
Io sono in sovrappeso, sia fisicamente (con i miei 105 chili x 1,76 cm di statura) sia culturalmente: la cultura dominante minaccia di schiacciarmi sul punto di partenza (ordine, urdu).
Il lat. crabro maschera il sum. kar buru, vel –bur, ‘forza del bur’, che nasconde uruburu. Che cos’è il bur?:
bur12, bu; bu3; bu7
to tear, cut off; to pull, draw; to be drawn; to tear out, utproot, weed; to pluck, pluck out; to remove, keep away (ba, ‘to divide’+ ur2, ‘base, root’) [BU archaic frequency].1
buru2, bur(2)
n., burin; thread; envelope, container; a palm product [BUR2 archaic frequency].
v., to open, loosen, free; to spread out (a garment); to dissolve; to break (a spell); to interpret (a dream); to release, put at someone’s disposal; to dispose of; to pay (with –ta-); to knap, to flake off (flint); to tear out; to despoil (reduplication class; cf. bar, bur12) (cf. bar and bara3 for similar semantics).2
Dunque, il contenitore buru, bur si può osservare proposto con la coppia buru-bur, si può constatarle diverse in forma, uguali in senso, e si può fare il terzo passo per riscontrare la catena uruburu.
L’alchemico uruburu, vel uruburus, è il serpente medievale che si morde la coda. Dunque, è un movimento prigioniero di se stesso. Osservate i lemmi sumeri
uru(ki), eri, iri, ri2; uru2; iri11
city, town, village, district (Akk. uru IV, ‘city’, from Sumerian Orel & Stolbova derive Hebrew ‘ir from unrelated #1012, *’ger- “town”) [URU archaic frequency].
Fatto bu = conoscenza, ub = cielo, ubu diventa conoscenza+cielo. Oboedio, per obbedisco in lat., svela l’obvio, l’ovvio, come ‘sto sulla via, vio di invio, del cielo’. Cielo ub viene comprovato dal teonimo teshub, ‘connetto (te) Luna (sh) Cielo (ub)’.
– Questo lo dici tu!
Esattamente. Lo dico io, Forin, buchino, Carlo, Carolo, Karl, germanico ‘uomo libero’, sumero lu.kar, ‘soggetto forza’.
Ho io la forza di fare un buchino nella cultura dominante che ha relegato i Zumeri, notori Sumeri -in accado-, ‘in cammino (er) per parola creatrice (me) della Luna (En-ZU), signora luna’?
Sì, purché GESH.BU, ‘albero (di) conoscenza’, sia GESH.UB, ‘albero (del) Cielo’ mi aiuti e mostri Cerere, Ceres, come alma Ceres, Cerere madre alta etrusca, e non la panificatrice semplice dei Romani. Si tratta di togliere dal carcere, carcere, kar-ki-eres, notoria eresh-ki-gal, regina degli inferi sumeri.
Interrompo il volo, con sosta di tappa, per favorire la digestione.
Carlo Forin
1 John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 36.
2 Idem.