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Uno scrittore pericoloso: Reinaldo Arenas
11 Novembre 2006
 

Reinaldo Arenas nasce ad Holguín (Cuba) il 16 luglio 1943 e muore in esilio negli Stati Uniti il 7 dicembre 1990, a New York. Credo di non sbagliarmi quando dico che è stato uno degli scrittori cubani più importanti del Novecento, anche se in patria può essere letto solo di nascosto.

Artista completo, perché fu poeta, romanziere e drammaturgo, ma in Italia lo conosciamo soltanto per lo stupendo Prima che sia notte (Guanda, 2004), autobiografia terminale di un oppositore al regime di Fidel Castro. Tra l’altro Arenas fu inizialmente favorevole alla rivoluzione comunista, credette con fede nell’uomo nuovo profetizzato dalla retorica nazionalistica e si arruolò nelle truppe castriste. Negli anni Sessanta, però, non poteva restare indifferente davanti alle violenze della polizia e alle ondate repressive nei confronti di dissidenti e antisociali. La sua ribellione a Castro gli costò ripetute censure alle opere, molestie fisiche e morali,oltre a periodi di internamento nelle Umap (gulag per antisociali, omosessuali, capelloni, rockettari e affini).

Reinaldo Arenas ha scritto e pubblicato molto, ma i romanzi migliori sono Otra vez el mar e El palacio de las blanquísimas mofetas. Si tratta di libri mai tradotti e non reperibili in Italia, ma che si possono trovare in lingua originale sul mercato editoriale spagnolo. Otra vez el mar ha avuto quattro stesure dovute alle vicissitudini del manoscritto, giudicato pericoloso e controrivoluzionario, quindi a lungo ricercato dalla polizia per distruggerlo. Si ricordi il monito di Castro agli intellettuali: «Dentro la Rivoluzione tutto. Fuori dalla Rivoluzione niente!». La prima volta il dattiloscritto fu distrutto dalla persona a cui Arenas lo aveva affidato. Una seconda volta lo scrittore decise di nasconderlo tra le tegole del tetto, ma la polizia lo trovò e lo distrusse. Arenas si mise all’opera e lo scrisse di nuovo, ma chi lo portò all’estero lo manomise e ne venne fuori un testo irriconoscibile. Arenas non si perse d’animo e completò la stesura definitiva partendo da quello che era riuscito a raccogliere e dai suoi ricordi. In Italia questo romanzo non ha mai trovato un editore e invece sarebbe di fondamentale importanza per capire la sua scrittura e soprattutto la vera natura del socialismo cubano.

Arenas ebbe parecchie noie anche a causa di un’omosessualità dichiarata che nel 1973 gli costò diversi periodi di reclusione e l’allontanamento dal lavoro. Non c’era ancora Mariela Castro al governo (figlia di Raul e nota omosessuale) e a Cuba erano tempi molto duri per chi «rifiutava di essere uomo a tutti gli effetti». Nei campi di lavoro per omosessuali troneggiava la scritta: «Il lavoro vi farà uomini» e su questo argomento si può leggere il bel romanzo verità di Félix Luis Viera dal titolo omonimo (L’Ancora del Mediterraneo, 2006). Arenas venne recluso nella fortezza del Morro e lì fu a lungo torturato (si veda Prima che sia notte), al punto che tentò pure di uccidersi, senza riuscire nell’intento.

Le sue opere in patria erano sempre più osteggiate e Arenas riusciva a farle uscire da Cuba grazie a qualche amico che si spacciava per turista. Ci fu anche chi cercò di organizzare una sua fuga all’estero, ma l’operazione non andò a buon fine, e lo scrittore venne condannato ai lavori forzati. Prima che sia notte è la cronaca dolorosa di tutte le frustrazioni e le sofferenze di Arenas, ma soprattutto dei suoi tentativi falliti di fuga da Cuba. Lo scrittore potrà lasciare l’isola solo nel 1980, quando Castro permise un esodo di massa di omosessuali e altre persone non gradite. Non fu facile nemmeno in questo caso, perché lui era uno scrittore pericoloso e non un omosessuale qualsiasi, quindi la polizia cercò di evitarne la partenza con ogni sistema. Arenas fu più scaltro dei suoi aguzzini, cambiò il nome sul passaporto in Arinas e riuscì ad andarsene da Cuba per stabilirsi a New York, dove nel 1987 gli venne diagnosticato l'AIDS. In questo periodo terminò la sua autobiografia, Prima che sia notte, un libro poetico e dolente che dovrebbe essere letto da tutti per capire la realtà del comunismo cubano. Il regista tedesco Julian Schnabel, nel 2000, ne ha tratto un ottimo film intitolato Before night falls, che non tradisce la narrazione disperata dello scrittore, ma non può mantenerne inalterata la poetica letteraria.

Arenas cominciò a lavorare al libro a Cuba, sotto la stretta osservanza della polizia, che lo braccava per crimini di pensiero e per omosessualità. Prima che sia notte racconta la sua vita in fuga, le sofferenze, il tempo passato a guardarsi dai nemici che potevano essere ovunque, la prigionia, le torture e le notti insonni. Arenas si suicidò nel 1990 con una overdose di droga e di alcol, lasciò un biglietto con scritto: Vi lascio in eredità tutte le mie paure, ma anche la speranza che presto Cuba sia libera.

 

 

Bibliografia di Reinaldo Arenas

Celestino antes del alba (1967), El mundo alucinante (1969), Con los ojos cerrados (1972), El palacio de las blanquísimas mofetas (1980), La vieja Rosa (1980), El central (1981), Termina el desfile (1981). Otra vez el mar (1982), Arturo, la estrella más brillante (1984), Cinco obras de teatro bajo el título Persecución (1986), Necesidad de libertad (1986), La Loma del Angel (1987), El portero (1989), Voluntad de vivir manifestándose (1989), Antes que anochezca (1990), da cui è stato tratto il film Before night falls da Julian Schnabel (2000), Viaje a La Habana (1990), Adiós a mamá (de La Habana a Nueva York) (1995).

In Italia è reperibile soltanto Prima che sia notte (Guanda, 2004 – pp. 325 euro 8,00 – Le Fenici Tascabili). È uscito in questi giorni per i tipi di Edizioni Socrates la raccolta di racconti Adiós a mamá (de La Habana a Nueva York), introdotta da Mario Vargas Llosa. Si tratta di un libro da non perdere, che ho già letto in spagnolo, ma che non vedo l’ora di rileggere in italiano per apprezzarne tutta la poetica bellezza. Adiós a mamá è una raccolta di otto racconti in cui l’autore esprime tutta la sua rabbia e la sua disapprovazione nei confronti del regime castrista, ostentando la forza liberatrice della sua omosessualità vissuta con orgoglio e spirito di provocazione. A queste tematiche sono affiancati elementi fantastici e grotteschi che fanno da eco alle migliori pagine della letteratura latinoamericana. Molto bella e calzante la definizione che l’editore italiano dà di Arenas, definito il Pasolini dei Tropici. Dovrebbe uscire presto anche Arturo, la estrella mas brillante, credo per L’Ancora del Mediterraneo. Vi terrò al corrente.

 

Gordiano Lupi


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