Quanta vita che c’è oltre questa porta, di là ove città e borghi, il mare e le acque tutte nelle loro varie forme sfociano nei corpi. Gli uomini tratteggiano figure filiformi nei parchi, lungo il centro o negli scivoloni che spianano la spiaggia. Figure puntiformi a disegnare reticoli di strade, formiche accaldate sui muriccioli a secco.
Svuotato. Sono stato svuotato
dal tempo che m’è passato sopra
come un’abnorme ruspa. Le parole
fanno fatica, la mente si ripete: a che
servono se il suono si fa tomba
nella carta? La città svanita.
Perdura, animato dal ventilatore, l’ultimo
Sogno buono della fuga, bestemmio
a queste mie radici e sento felice vuoto viscerale
all’idea degli ultimi miei anni
fuoriporta.
Pino Dell’Ago