la redazione di ODISSEA
è lieta di invitare
mercoledì 22 novembre 2006 ore 21:00
allo SPAZIO LATTUADA (via lattuada 2 – milano MM3 porta romana)
TIZIANO SALARI
SOTTO IL VESUVIO. Studi su Leopardi e altro
(Edizioni Rubettino)
Intervengono con l’autore:
Gabriela Fantato
Giò Ferri
Gilberto Isella
Coordina:
Angelo Gaccione
Tiziano Salari
Sotto il vulcano. Studi su Leopardi e altro
Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2005, pagg. 296, € 20
Si tratta di un insieme di saggi legati tra loro da un filo rosso che si rifrange da un autore all’altro in un gioco di specchi che coinvolge i principali nodi, da una parte del pensiero di Leopardi, e dall’altra della poesia e della filosofia moderna, nella misura in cui può essere ricondotta, per molti aspetti, alle stesse problematiche. Nel saggio su “Alla Primavera” viene messo in luce un nucleo ricorrente e ripetitivo della personalità e dell’opera di Leopardi, che può essere ricondotto allo svuotamento mitico del mondo riassunto nel grido “Pan è morto” risuonato alla fine del mondo antico e di cui aveva raccontato Plutarco nel Tramonto degli oracoli. Il titolo del saggio sulla “Ginestra”, Sotto il vulcano, intende sottolineare la compenetrazione di luogo empirico e simbolico in cui nasce il canto, composto in una villa sulle pendici del Vesuvio, e l’essere-per-la-morte che tende a prevalere e in cui si è trasmutato il senso panico originario al termine della riflessione leopardiana.
Centrale l’esperienza leopardiana è anche nel saggio “Sull’oblio”, un’esplorazione a tutto campo del rapporto tra memoria ed oblio, tra l’extratemporalità dell’oblio e la durata della memoria, tra memoria individuale e memoria collettiva, in cui confluiscono una pluralità di testimonianze, da Shakespeare a Paz, da Schopenhauer a Campana, da Joyce a Thomas Mann, da Michelstaedter a Houellebecq, da Spinoza a Nietzsche. A una dimensione extratemporale rinviano i saggi dedicati alla concezione leopardiana della musica indagata tra i primi da Clemente Rebora e tradotta da lui stesso nella sua ricerca poetica a livello di una più lacerante realtà metropolitana.
Un altro dittico è quello che si occupa di Giuseppe Gioacchino Belli e del suo principale studioso novecentesco Giorgio Vigolo sotto il titolo unificante “La luce di Roma”. La variegata commedia umana del Belli è la stessa Roma dai dintorni desertici evocata da Leopardi all’inizio della “Ginestra”, mentre un deserto più interiore è quello che, nel Novecento, sarà vissuto dal Vigolo,in cui la luce di Roma (come il profumo della ginestra leopardiana) rimane a ricordare uno scenario di pienezza vitale tramontato per sempre.
L’ultima parte dell’opera, “Nell’ombra di Thanatos”, riguarda due intellettuali del Novecento, Michelstaedter e Pavese, qui convocati insieme perché accomunati dal suicidio con cui posero fine alla loro vita. Due suicidi diversissimi. Entrambi incarnano un aspetto della personalità di Leopardi, quello della rivolta metafisica contro la natura e la società in Michelstaedter, quello della malattia e della memoria luttuosa in Pavese, due aspetti che sono fusi organicamente nella personalità e nell’opera di Leopardi.
Tutta la ricerca infine vuole essere un capitolo all’interno di un infinito cammino dell’interpretazione, in cui le domande sollevate aprono un campo vastissimo di ulteriori corrispondenze, sia per quanto riguarda gli studi leopardiani, sia per quanto riguarda la poesia e la filosofia moderna e contemporanea.