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Carlo Forin. La lingua sumera in Tages
04 Agosto 2015
 

Noi italiani possiamo dare del tu al dio Vento, che un anglofono come Halloran vede in tu15 a pag. 278 del John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006 [e riconoscerlo nel sintagma1 sumero U.EN.TU -mia ipotesi-].

Naturalmente, potrebbe usare benissimo you, che rivela la ‘connessione y di ou, ovvero di tutta la terra u e del cielo o, vel u’. Dovrebbe fare però un passo avanti.

La lingua può riconoscere l’identità del vento così come Cicerone avrebbe potuto riconoscere Tages nel suo De divinatione.2

Dopo 2000 anni, il dio-uomo Tages vive con la lingua ed io l’aggiorno col Sumerian Lexicon di Halloran.

Cicerone sbagliò la divinazione3 -che consisteva nell’etrusca disciplina-, nel leggere Tages così:

Si dice che un certo Tages, durante l’aratura di un campo tarquiniese, fosse apparso d’improvviso, impresso sopra ai solchi, e avesse parlato a chi arava. Questo Tages dunque, così si legge nei libri degli Etruschi, aveva un aspetto di un bambino, ma era della saggezza di un anziano. Per il suo aspetto, che già aveva stupito il contadino, strappò un maggior clamore ed ammirazione; ci fu un accorrere che fece convenire tutta l’Etruria in quel luogo; si dice che allora quello abbia parlato a lungo alla moltitudine, che avrebbe imparato tutte le sue parole e che le avrebbe consegnate alle lettere: che tutta la sua orazione fosse quella che è contenuta nella disciplina dell’aruspicina; che in seguito questa sia cresciuta con la conoscenza di cose nuove e che queste le ricevemmo dagli stessi; questi scritti vengono conservati: questa fonte ha questa disciplina. Ora, Carneade, a cosa serve raccontare queste cose? Ci sarà mai uno così pazzo che creda che un dio o un uomo esca da un terreno arato?4

«…et sulcis altius esset impressus»: e che fosse impresso a fondo nei solchi.

Io sono un anziano di 67 anni con la gioia di un bimbo di 12. Il bimbo che gioisce in me è GESH.UB, ‘albero (del) cielo’ in sumero.

TAG ME, in sumero, significa ‘impresso sulla tavoletta (IM)’;5 i solchi-cunei erano i segni sulla tavoletta dello scrittore mesopotamico, tavoletta uguale IM, il vento.6 TAG ESH è ‘vita del tocco/impressione’. Il nome Tages del dio-(uomo) etrusco avrebbe potuto ricordare la tecnica scrittoria che si praticava in Mesopotamia. E l’insegnamento -GESH TU in sumero-7 della scrittura sarebbe stato visto ricevuto là.

Se la parola TAG ME, isolata, lascia dubbi, allora si veda la sillaba TAG in

taga, taka, tuku5, tag, tak, ta3

to touch, handle, hold; to weave; to decorate, adorn; to strike, hit, push; to attack; to afflict; to play an instrument; to start a fire; to fish, hunt, catch (can be reduplicated) (te, ‘to approach’ [and connect sds] + aka, ‘to do, place, make’) [TAG archaic frequency].8

Si aggiunga AL…TAG, ‘zappare’ (ciò che fa il contadino per trovarlo),9 KI…TAG, ‘fondare’ (Tages fonda l’Etrusca Disciplina),10 NAM TAG, ‘dono’,11 di cui si rende ‘responsabile’ verso la nazione etrusca. ESH è ‘origine di vita’,12 per cui TAG ESH sarebbe ‘origine di vita dell’impronta sulla tavoletta’. L’argilla, che meravigliava Cicerone per la sua sede di un dio-impossibile e sede anche di un uomo, era la sede della scrittura che rappresentava entrambi sui solchi.

Se Cicerone avesse indagato di più nella lingua etrusca ci avrebbe risparmiato pallottinopoli.

La divinazione sta nel riconoscere il divino, grazie allo Spirito ed alla cultura.

 

Carlo Forin

 

 

1 Archeologia del linguaggio, n. 4: L’enciclopedia Treccani definisce 

«Il sintagma (fr. syntagme, ingl. phrase) è una struttura linguistica costituita o da una sola parola o da una combinazione di (due o più) elementi che formano un’unità costruita intorno a un nucleo (denominato testa del sintagma) e dotata di comportamento sintattico unitario».

2 M.T. Cicerone, De Divinatione, Nel Privil. Stabilimento Nazionale, Venezia, 1856. Cicerone (106 a.C. Arpino, 43 a.C.).

3 «È antica opinione già dedotta sino dai tempi degli eroi, e confermata dal consentimento del popolo romano, e delle genti universe, che gli uomini abbiano certa facoltà di penetrare l’avvenire, la quale dai Greci s’appella antivedimento, e scienza di futuro». Cicerone, op. cit., p. 1.406.

4 «Tages quidam dicitur in agro tarquiniensi quum terra araretur, et sulcis altius esset impressus, extitisse repente et eum effatus esse, qui arabat. Is autem Tages, ut in libris est Etruscorum, puerili specie dicitur visus, sed senil fuisse prudentia. Ejus adspectu quum obstupuisset sed bubulcus, clamoremque majorem cum admiratione elidisset; concursum esse factum, totamque brevi tempore in eum locum Etruriam convenisse; tum illum plura locutum multis audientibus, qui omnia ejus verba experiat litterisque mandaverint: omnem autem orationem fuisse eam, qua haruspicinae disciplina contineretur; eam postea crevisse rebus novis cognoscendis, et haec accepimus ab ipsis; haec scripta conservant: hunc fontem habent disciplinae. Nunc ergo opus est ad haec referenda Carneade? Estne quisnam ita desipiens, qui credat exaratum esse, deum dicam, an hominem?» Cicerone, op. cit., p. 1.523.

5 TAG.ME (cf., sum) [(uruda)sum (-me), n., saw [sega]; knife [coltello] with serrated edge – copper or bronze with a weight of three ma-na (sa5, ‘to cut, break’ + eme, ‘tongue, utensil’?; cf. sag5, ‘to slaughter’) [? TAG archaic frequency].

6 IM see tu15 for meaning ‘wind’ or cardinal direction. John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 124.

7 gestug(2, 3), gestu(2, 3) [PI], n., ear(s); hearing; understanding, intelligence (gis, ‘tool’, + tuku/tug, ‘to receive’) [GESTUG archaic frequency]. John Alan Halloran, op. cit.: 98.

8 John Alan Halloran, op. cit.: 273.

9 al…tag, to hoe (‘hoe’ + ‘to handle’). John Alan Halloran, op. cit.: 17.

10 ki…tag, to lay something (on the ground); to lay the foundation (of a building); to plant; to sow; to lay one or more eggs; to drop excrement (said of cattle); to miscarry (said of animals) (‘ground’ + ‘to adorn’). John Alan Halloran, op. cit.: 142.

11 nam-tag, responsibility; guilt; sin; crime; penalty; punishment; a cry (of warning or lamentation) (‘consequence’ + ‘to strike, afflict’). John Alan Halloran, op. cit.: 192.

12 ES DA, “immagine (di) vita”.


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