Firenze, 21 Luglio 2015 – Il nostro è un Paese dove se un qualunque cittadino abbia voglia di impegnarsi civicamente e civilmente per il bene della comunità, lo può fare solo se ha un grande pelo sullo stomaco, una perseveranza ostinata e se è immune da tentazioni di farsi coinvolgere nelle macchine tritasassi della politica politicante.
Traduco :-)
Non sto parlando del cosiddetto volontariato rivolto ad aiutare i singoli in difficoltà, quello umanitario, religioso e non. Tanto di cappello e rispetto per chi lo fa. Sto parlando di impegno che, partendo dalla società civile e restando in essa, fa analisi e critiche e proposte e azioni per le modifiche dei nostri assetti economici, politici, sociali, civici. Per il cittadino che si impegna in questo senso, se vuole andare avanti, far sentire la propria voce, non limitarsi a stimolare il consiglio di quartiere o, al massimo e nei piccoli centri, quello comunale, c'è solo una possibilità: entrare a far parte di una compagine partitica e farsi eleggere in una qualche istituzione. L'alternativa è costantemente essere nell'ombra – con piccole eccezioni e spesso solo legate a qualche piccolo o grande scandalo.
Sembra -ed è- la rappresentanza istituzionale che ha l'unica e quotata considerazione da parte delle istituzioni e dei media. Questo, a nostro avviso, accade perché l'Italia non è un Paese attrezzato in merito, cioè non consente, con rilievo, altre partecipazioni che non siano quelle nelle istituzioni in seguito ad elezione. E se consideriamo i metodi con cui negli ultimi decenni si eleggono i vari rappresentanti istituzionali, stiamo parlando di singoli che si devono genuflettere a quello o a quell'altro capo-partito. Altrimenti: nisba. Ci sono eccezioni, per carità: ma solo in piccoli contesti dove, comunque e sempre, lo sbocco è solo l'elezione ad un consiglio rappresentativo.
È il motivo per cui continuiamo a chiederci perché in Italia non ci sono, per esempio, associazioni civiche che con le loro azioni e iniziative riescano a condizionare e far decidere le scelte dei governi ai vari livelli (comunale, regionale e nazionale). Perché non ci sono “potenti” organizzazioni dei diritti civili come, per esempio in Usa, la Aclu (American Civil Liberties Union); perché non ci sono “potenti” organizzazioni dei diritti dei consumatori come, per esempio e sempre in Usa, Consumers Union. Ogni tanto qualcuno prova a fare una qualche associazione civica, ma rimane lì, nel suo orticello/ghetto.* Qualcun altro fa finta di esserci, ma sono quasi sempre filiazioni, derivati ed espressione di altre realtà politiche, tipo i sindacati.
Inetti quelli che non riescono ad andare oltre? Sì, ma non tanto. Noi crediamo che questa inettitudine sia espressione del contesto. Che non favorisce, non incentiva, non stimola l'impegno civico, se non -per l'appunto- trasformandolo in ambito partitico. È un deficit di democrazia civica e civile. Un deficit di metodi perché la cosiddetta società civile si possa esprimere nella propria identità, senza dover necessariamente debordare nei partiti e, quindi, nei governi istituzionali. Deficit di democrazia significa tante cose. In termini culturali e istituzionali.
Culturali. Quanta educazione civica ci viene insegnata nella scuola dell'obbligo? Quanta educazione civica assimiliamo dai comportamenti talvolta delinquenziali delle nostre istituzioni (specialmente quelle regionali e locali)? L'evasione fiscale totalizzante è la risposta/conseguenza a questo contesto culturale.
Istituzionali. Esempi a iosa, ma ne valgano due:
»» I cittadini che voglio partecipare al processo legislativo, o almeno condizionarlo, sono letteralmente presi per i fondelli: proposte di legge popolare che rimangono nei cassetti delle istituzioni a cui sono rivolte. Referendum nazionali (nella attuale versione solo abrogativa) concepiti perché non possano essere utilizzati, sia nella fase di raccolta di adesioni che in quella del voto. E nei rari casi in cui abrogano qualcosa (vedi finanziamento pubblico ai partiti), le istituzioni direttamente interessate riescono sempre a vanificarli.
»» Leggi per l'uso della cosiddetta class action (tra privati o verso le istituzioni) che sono una barzelletta.
Cioè: cari cittadini, state buoni, non disturbate i manovratori e ricordatevi che prima di tutto siete sudditi. Questo è quanto ci viene ricordato in ogni occasione.
Siamo estremisti se crediamo che questo, nello specifico, sia uno dei motivi principali non solo di una democrazia incompiuta ma di un vero e proprio deficit?
Se alziamo le antenne delle nostre sensorialità diffuse… bip bip… non percepiamo nulla.
Vincenzo Donvito
* Noi di Aduc tra questi, coi nostri circa 185.000 associati nel 2014 che, se confrontati al potenziale e alle -a nostro avviso- necessità economiche e civiche del Paese, sono come un pisello sotto un materasso.