Farfalla è detta papillion in francese, memore dell’ablativo latino papilione, nom. papilio.
In questa parola, il fr. è neolatino mentre non lo è l’italiano farfalla che il padre Dante ci propone nel X del Purgatorio:
O superbi cristian, miseri lassi,
che, de la vista de la mente infermi,
fidanza avete ne' retrosi passi,
non v'accorgete voi che noi siam vermi 124
nati a formar l'angelica farfalla,
che vola a la giustizia sanza schermi?
Secondo una mia modesta ricerca, la parola farfalla non ha un precedente italiano a questo. Farfalla potrebbe radicarsi nell’arabo (che non conosco però), per derivare dal sumero har-hallah, ‘anello-girar intorno’. I grafi hal-hal sono così esposti:
hal-hal
to rolla long; designation of the Tigris as the ‘rolling river’ (although one text from Ras Shamra equates it to Euphrates); description of a plant (Akkadian ammu II, ‘a name of the Tigris’ –L.C.S. umma, ‘chi sa’, quararu(m), ‘to writhe (contorcere), grovel, roll around’) [John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 109].
si leggono con la Lettura Circolare del Sumero, dal secondo lemma retro al primo: hallah.
Questa è una formulazione safaitica del nome di Allah. «La parola ilah, che vale “Dio, divinità”, è ancora oggi conservata nell’uso arabo (occorrono ambedue le parole [al, ilah -nda] nella formula di fede musulmana la ilah illa allah “non vi è altra divinità fuori di Dio”) e corrisponde all’ebraico ‘eloah, all’aramaico elah, al siriaco allaha, al sudarabico ilah». [Enciclopedia Cattolica, ad vocem: Allah].
Il ‘contorcimento’ sumero hal-hal diventerebbe hal-lah attraverso la Lettura Circolare, la più gran novità di cui sono responsabile nella liberazione di Zumer all’occhio moderno [significa; ‘cammino (er) della parola creatrice (me) della Luna (Zu)’].
Ritorniamo alla parola farfalla, sillabata in latino pap-ili-o.
Corrisponde al sumero stretto bab-ili-u [mia ipotesi]. Aba-te, il superiore di un monastero, è dalla lettura di sum. te-bab, ‘incontro. porta’.
Entriamo nel 2° millennio a.C., del quale si occupa con buone domande Eric H. Cline, 1177 a.C. Il collasso della civiltà, Bollati-Boringhieri, Torino, novembre 2014 [le vedremo in seguito].
Babele è il nome ebraico di Babilonia (ed un suo quartiere), città disegnata sulla copertina del libro ‘di ricerca’ scritto da Umberto Eco, La ricerca della lingua perfetta, Laterza, Roma-Bari, 1993. Se l’ottimo scrittore Eco, in sumero e.ku, ‘casa. battito’, prendesse atto della necessità di ritirare dalla circolazione questa ricerca persa con Babele in crollo in copertina, io gli offro volentieri gratis la mia copia. Perché amo la sua abilità di scrittore. Il demonietto pesatore della parola bib.bi, de La saga di Ghilgamesh ha già colpito Giovanni Pettinato (il Giuda di Giovanni Semerano), che avrebbe dovuto rispettare almeno il nome sumero di Bilgamesh nel titolo, pur essendo più esperto dell’accado, ed ha colpito anche l’autore de Il nome della rosa.
Il nome della rosa non è un enigma: lat. rosa, è sum. ru-sha, ‘sacro. utero’.
Il nome di Babilonia – accadico Bab-iliki [dove l’esponente ki = terra] (re.: Enciclopedia Cattolica, ad vocem: Babilonia], ebr. babel, cioè “Porta del dio” – ha un solo riferimento sumero (per Enc. Catt.): ka-dingir-raki. Traduco questo nome con “sole di terra (raki-anima), (ka) dio, entra gira (dingir)”. Il solo riferimento è un errore di Enc. Catt.
L’accadico Bab-iliki, ‘porta di Terra del dio’, riferisce il dio sovrano accado e sumero della città di Nibur-Nippur, dio del Vento En-lil, signor lil, ‘gioia li di dio il’, tu(15)-mer, “cammino (er) del dio vento (tu) e della sua parola creativa”.
Lo scrittore-sacerdote antico dava del tu al suo dio vento [mentre il sumerologo ha l’ardire di definire il me = essere, ma solo tecnico perché ‘non esiste’!].
Io posso ipotizzare la formulazione di it. vento, lat. vento, sum. u.en.tu, ‘tutto/cielo. signore. Vento’. Qua i pronomi it. me, tu trovano corrispondenza col ME, parola creativa (come il MU), TU, dio vento, En-lil.
Ili è il simmetrico esatto di lil. En lil, dio dell’aria e del vento, ha il numero 50 nella kab-ba-lah sumera, come L latina! È fratello gemello di En ki, numero 40, signor Terra.
Il nome di Babilonia deriva dall’espressione greca Bab-ilani ‘porta degli dèi’, riferisce ancora Enciclopedia Cattolica. Da correggere: Bab-il-ani ‘porta del dio del cielo’, atteso che ani è il cielo in accado, ed il è il più antico nome di Dio sumero, secondo Robert A. Di Vito, Studies in third millennium sumerian and akkadian personal names, Editrice Pontificio Istituto Biblico, Roma, 1993: 235 The element il.
Pap-ili-uh = “porta del dio vento – farfalla” [lemma uh John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 296].
Vi passo la mia rimeditazione sperando di non esser stato troppo pesante.
Mi farete felice con un parere, quale che sia: carlo.forin1@virgilio.it
Carlo Forin