La Corte europea dei diritti dell'uomo ha esaminato il ricorso di tre coppie dello stesso sesso contro l'impossibilità di sposarsi in Italia o di vedersi riconoscere una unione civile.
Per conto dell'associazione radicale Certi Diritti abbiamo depositato un amicus curiae nel procedimento che oggi ha determinato una nuova sentenza di condanna nei confronti dell'Italia (cit. par. 144 e seguenti). Abbiamo evidenziato quanto l’Italia abbia disatteso le tutele fondamentali previste dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Costituzione italiana (come già ribadito dalla Corte costituzionale).
La Corte chiarisce che «in relazione alla coerenza con la Costituzione in un periodo significativo di tempo, ...mina le responsabilità del sistema giudiziario e nel caso di specie ha lasciato le persone interessate in una situazione di incertezza giuridica che deve essere preso in considerazione».
La Corte ha riconosciuto all'unanimità che vi è stata una violazione del'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani, il quale regola il rispetto per la vita privata e familiare.
I Giudici della Corte EDU, all’unanimità, scrivono nella sentenza che «in assenza di un prevalente interesse pubblico messo in evidenza dal Governo italiano, contro cui bilanciare l'importante interesse dei ricorrenti... e alla luce delle conclusioni delle corti nazionali sulla questione rimasta inascoltata, la Corte ritiene che il Governo Italiano abbia oltrepassato il proprio margine di apprezzamento e abbia fallito nel rispettare il proprio obbligo positivo di assicurare che i ricorrenti abbiano a disposizione uno specifico quadro legale che fornisca loro il riconoscimento e la protezione delle loro unioni dello stesso sesso».
La Corte conclude rilevando che «l'assenza di un quadro giuridico che permetta il riconoscimento e la protezione della loro relazione (dei ricorrenti, ndr) viola i loro diritti tutelati dall'art. 8 della Convenzione. Ai sensi dell'articolo 46 della Convenzione, starà allo Stato convenuto implementare, sotto il controllo del Comitato dei Ministri, appropriate misure individuali e/o generali per soddisfare le sue obbligazioni di assicurare il diritto dei ricorrenti e delle altre persone nella loro posizione per rispettare la loro vita privata e familiare».
Dichiarazione di: Nicolò Paoletti, avvocato, Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Claudia Sartori, avvocato, collegio giuridico dell’Associazione radicale Certi Diritti che ha depositato amicus curiae nel procedimento Oliari e altri c. Italia (nn. 18766/11 e 36030/11).