– «Una pallida luna di tre quarti illuminava la statale alle due del mattino. La strada collegava la provincia di Taranto a Bari, e a quell’ora era di solito deserta. Correndo verso nord la carreggiata entrava e usciva da un asse immaginario, lasciandosi alle spalle uliveti e vitigni e brevi file di capannoni simili ad aviorimesse. Al chilometro trentotto compariva una stazione di servizio. Non ce n’erano altre per parecchio, e oltre al self-service erano da poco attivi i distributori automatici di caffè e cibi freddi. Per segnalare la novità, il proprietario aveva fatto piazzare uno sky dancer sul tetto dell’autofficina. Uno di quei pupazzi alti cinque metri, alimentati da grossi motori a ventola». Questo l'incipit de La ferocia di Nicola Lagioia, Premio Strega 2015 (e qui ne parlai su Tellus).
– «L'ansia più comune a chiunque abbia a che fare con il sistema editoriale (dai giornali alle case editrici) è quella di vedersi rifiutare ciò che si è scritto. Un'ansia opposta e meno diffusa, ma per me da sempre centrale, è quella di vedersi accettare automaticamente qualsiasi cosa sulla base di un potere o di un "nome": hai vinto il tale premio, hai acquisito lo status di firma, hai un'età tale da vederti negato non solo una critica, ma anche un possibile rifiuto». Giorgio Fontana sui rifiuti editoriali.
– «Alcune settimane fa Giacomo Raccis e Paolo Di Paolo hanno pubblicato un sondaggio intitolato “I vecchi e i giovani”, uscito sul numero 7 della rivista Orlando esplorazioni. Il sondaggio di Orlando si riferiva a un segmento temporale preciso (i nati fra il 1945 e il 1965). Ragionare su una ottica generazionale e su autori viventi, ma già affermati, ha senz’altro alcuni vantaggi. Ciononostante, si possono fare due riflessioni. La prima è che così si escludono automaticamente autori non più viventi, ma che sentiamo ancora come contemporanei, nonché scrittori e poeti dall’esordio tardivo. La seconda è che questo criterio induce a fare una previsione sulla lunga durata, ma non a prendere la parola su autori la cui formazione è più vicina a quella degli intervistati». Continua la pubblicazione delle interviste su Le parole e le cose.
– «I sessant'anni del più importante e multiforme politico di sinistra degli ultimi vent'anni. Chi è Walter Veltroni?» L'interessante “monografia” di Rivista Studio.
– Oggi, ieri per chi legge, comincia il Tour de France numero 102. Su Crampi Sportivi una bella presentazione del Tour che si snoda in nostalgie d'infanzia e ricordi di estati passate, dall'ora di pranzo, sul divano a vedere le bici sfrecciare.
– «Sergio Sollima, morto mercoledì 1 luglio a Roma a 94 anni, fu uomo di teatro, di cinema e di televisione tra i più intelligenti e generosi e “laici” del nostro sistema dello spettacolo. Era legato al genere in tutti i contesti. Lo era in teatro, con la commedia sentimentale in stile “telefoni bianchi”, anche come autore. Lo era al cinema, cui dette titoli che sono ancora vivi nella memoria di tanti, con il western all’italiana, il poliziesco e lo spionistico alla James Bond. E lo era in televisione, dove lanciò il grande revival di Emilio Salgari con il serial di Sandokan, uno dei trionfi internazionali della nostra tv, e con Il corsaro nero». Il ricordo di Sergio Sollima di Goffredo Fofi su Internazionale.
– Se d'estate le sale dei cinema sono sempre più povere di film interessanti, i giorni di calura sono i migliori per riscoprire il cinema passato. Dopo aver parlato di Teatro di guerra di Martone e di Todomodo di Elio Petri, Fofi ripercorre gli albori della fantascienza, sempre su Internazionale.
– «Decollo, ansiolitici, atterraggio. In treno a Parigi per la paura di volare, leggendo Skyfaring, celebrato memoir di un pilota di Boeing». Il racconto dell'esperienza di Davide Coppo.
Matteo Moca