Il Galata Museo del Mare è stato allestito presso Palazzo Galata a Genova ed inaugurato nel 2004, anno che coincide con il periodo in cui questa città è stata annoverata “capitale europea della cultura”. La realizzazione di un museo del mare era stata precedentemente decisa dal Comune di Genova negli anni '90 e le opere di ricostruzione sono state coordinate dall'architetto Guillermo Vázquez Consuegra, di origine spagnola. Il museo genovese ospita la storia marittima del Mediterraneo, rimanendo uno dei più grandi musei in questo tema.
La galleria espositiva si compone di ventitré sale in quattro piani, a cui si aggiunge la terrazza Mirador, pensata da Renzo Piano all'interno del “progetto per il Waterfront”. Racchiude al suo interno un'esposizione interessante, fra cui una ricostruzione di una galea genovese del '600 e, al suo esterno nelle acque del porto genovese, il sottomarino Nazario Sauro, visitabile e di più recente acquisizione. Tutto ciò rende la visita al museo del mare un'esperienza unica ed innovativa per visitatori di tutte le età.
Ogni piano descrive in modo innovativo la storia della navigazione: al piano terra si trovano le imbarcazioni a remi, ai due piani successivi sono collocati i primi velieri e viene descritta la storia della esplorazioni geografiche, sino ad arrivare al terzo piano, dedicato alle migrazioni.
Tale sezione, del 2008, prevede un percorso interattivo in cui il visitatore viene trasportato nel mondo delle migrazioni, iniziando da quella italiana verso “la Merica” per passare all'emigrazione straniera verso l'Italia, che si conclude con un'attività di decostruzione degli stereotipi riguardanti gli stessi. L'ultima zona, infatti, permette al visitatore di rispondere, presso una stazione interattiva, a domande relative agli stranieri. Dopo aver fornito le risposte, riceverà quelle reali, ricavate da dati ufficiali come ISTAT, su questo fenomeno.
Il percorso è composto da otto sale, preceduto da un luogo introduttivo dove i visitatori/viaggiatori sono chiamati a ritirare il loro biglietto ed il loro passaporto per iniziare il viaggio verso il Nuovo Mondo.
Si passa quindi alla prima sala, dove questi camminano tra le ricostruzioni dei “caruggi” di Genova tra fine Ottocento ed inizio Novecento; ma il loro vero viaggio inizia alla Stazione Principe, luogo di raccolta e di partenza dei migranti italiani. Da lì si prosegue verso la stazione marittima, corrispondente alla seconda sala, dove ai visitatori, attraverso una stazione interattiva, viene fornito un nome e cognome, che risponde ai 20 migranti di cui si è ricostruita la storia reale. Arriva quindi il momento della partenza, ricostruito con elementi scenografici. La quarta sala risponde al momento della vita durante la traversata, con una ricostruzioni delle navi: camerate, celle e mensa, la cui visita è accompagnata da voci che recitano scritti dei migranti reali.
Le sale successive corrispondo alle principali mete migratorie: la prima è l'Argentina e si approda a La Boca, vicino a Buenos Aires. Anche qui vi sono ricostruzioni delle case dei migranti, dove questi, in prevalenza liguri, scrivono lettere. La seconda meta è il Brasile, che divenne la meta prediletta tra gli anni '70 e '80 dell'800, quando lo Stato di San Paolo promosse un'emigrazione assistita. Qui il visitatore è accolto in una capanna di legno, tipiche delle caffezais, dove i migranti italiani coltivavano caffè. L'ultima meta è Ellis Island: il visitatore è costretto a stare tra sbarre bianche, quelle che segnavano il percorso obbligatorio di chi sbarcava in questo luogo, in vista dei controlli che venivano effettuati: gli ospiti sono chiamati a esibire il passaporto e vengono sottoposti al test psicologico che veniva effettuato all'epoca, come il puzze o le prove di lettura in italiano e in inglese, per proseguire con l'intervista dei due ufficiali dell'Immigration Service che stabiliva se una persona poteva entrare negli Stati Uniti o meno.
Il percorso si conclude con la ricerca del fascicolo dedicato all'alter ego di viaggio, quel migrante di cui si sono impersonate le vesti in questo percorso, scoprendo così la sua storia reale.
Dalla sala ottava inizia invece il percorso di chi emigra verso l'Italia, il cui periodo di inizio si fa risalire a circa quarant'anni fa, iniziata con pochi arrivi di persone provenienti dall'Africa e Maghreb: qui è possibile ammirare proiezioni di foto del fotografo Ulias Lucas, che fu tra i primi a documentare questa nuova emigrazione, e di notizie dell'epoca. Da questa si passa alla proiezione successiva in cui una persona racconta il suo viaggio dall'Africa all'Italia, passando quindi al barcone, con la riproduzione di voci, rumori e racconti dei migranti.
Viene poi approfondito il tema del lavoro degli immigrati in Italia, diverso da quello degli italiani, fra cui quello femminile, che è ormai alla base del welfare italiano; il tema della scuola, dove il visitatore può vestire i panni di un insegnante di una classe multietnica; il tema della cucina e per finire la sezione della riflessione.
La sezione dedicata alle migrazioni, così pensata, permette non solo di vivere in prima persona la storia dell'emigrazione italiana ma anche dell'immigrazione straniera in Italia. Attraverso un'analisi di diversi temi si approfondisce la questione dello straniero come essere umano, che molto spesso viene de-umanizzato ed inserito nella categoria dell'immigrato ladro o ruba-lavoro, non dando possibilità di uscita da questa condizione.
Un approccio realistico a questo mondo può così diventare un punto di inizio per un percorso di autoriflessione e di formazione per una crescita personale e di cambiamento sociale.
Chiara Moscatelli