“Salvini vuole querelami perché i suoi fan mi mandano la sua foto insieme a quella di Mussolini e di Hitler.
Se la prenda con le conseguenze della sua campagna di odio.
Scenda dalla sua ruspa e si misuri con le comunità rom e sinte se davvero vuole risolvere i problemi”
Leggo sui giornali che l’eurodeputato Matteo Salvini, segretario della Lega Nord e protagonista della campagna “Ruspe per i campi rom", annuncia una querela nei miei confronti per averlo assimilato a Hitler e rifiuta l’etichetta di razzista e nazista.
Prima di tutto questo accostamento non è mio ma dei suoi sostenitori che con le minacce di stupro, di morte per me e per tutti i rom e i sinti mi inviano tramite facebook i loro riferimenti ideali che sono Salvini, Mussolini e Hitler, dimostrando l’imbarbarimento provocato dalla politica della paura e dell’intolleranza per raccattare voti.
In secondo luogo che Salvini sia razzista o nazista non sta a me dirlo, ma forse lui dovrebbe riflettere su cosa significa organizzare iniziative, manifestazioni per esempio con Casa Pound i cui riferimenti “culturali” non sembrano prestarsi a equivoci. E per questo basta guardare le immagini, i volti e le parole delle dimostrazioni dopo i tragici fatti di Roma, dove due rom hanno ucciso una donna filippina e ferito otto passanti.
In terzo luogo una riflessione, ma che non riguarda solo Salvini, andrebbe fatta sul fatto che l’omicidio di due ragazzi indiani, Aman e San di 19 e 20 anni, avvenuto ad Aprilia il 9 maggio a opera di un pirata della strada italiano non è diventata una notizia di prima pagina, non le sono stati dedicati talk-show, non ha scatenato manifestazioni d’odio, né pretese di farsi giustizia con le proprie mani. Perché questo crimine è meno odioso, solo perché l’assassino è italiano? Perché la colpa è solo di un disgraziato e non di tutta la collettività italiana, mentre la colpa di un rom è la colpa di tutta la comunità?
Salvini davvero vuole un Paese in cui è possibile che tre fascisti inseguano un rumeno che non ha fatto nulla cercando di ucciderlo tagliandogli due dita, come è avvenuto a Roma?, in cui i bambini rom non vanno più a scuola per paura di ritorsioni e aggressioni?, in cui qualunque rom o sinto deve avere paura per quello che è non per quello che fa?
Infine io non ho mai invitato a pranzo Salvini, ma in una lettera aperta lo invitavo a un confronto, senza il solito corteo di polizia e giornalisti, con le comunità rom e sinte di Milano che, come tutte le comunità rom e sinte italiane, hanno proposte concrete per uscire dalla discriminazione, dall’isolamento, dal degrado nei quali li ha costretti la politica dei campi e dell’assistenzialismo.
Invece di minacciare querele improbabili, alle quali dovrò rispondere con una querela per diffamazione, vorrei sapere perché ha rifiutato questa proposta di buon senso e costruttiva. Forse non gli conveniva durante la campagna elettorale, ma ora che questa è finita provi a scendere dalla ruspa e ad affrontare i problemi veri.
Dijana Pavlovic