Bernard Guetta, esperto di politica estera e giornalista francese ha messo recentemente in evidenza la decisione di Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Gran Bretagna, Slovacchia e Ungheria di non approvare la proposta della Commissione Europea tesa ad instaurare un sistema di quote di ripartizione dei rifugiati tra gli Stati dell’Unione.1
La Commissione Europea di preciso aveva approvato il piano dell’Unione per una nuova politica dell’immigrazione in cui sono delineate alcune misure previste a breve termine per rispondere alla crisi nel Mediterraneo e le iniziative da varare nei prossimi anni per gestire la migrazione in ogni suo aspetto. In particolare nel documento citato sono previste quattro azioni immediate e diverse azioni a lungo termine. Proviamo a delinearne le linee generali.
Azioni immediate
1. Ripartizione tra gli Stati
I migranti già presenti in Europa o che entreranno direttamente in territorio europeo saranno ridistribuiti tra gli stati membri, in situazioni di emergenza, secondo una chiave di ripartizione che terrà conto di quattro parametri: PIL, popolazione, livello di disoccupazione e rifugiati già accolti sul territorio nazionale.
Questo nuovo meccanismo si dovrebbe basare sull’attivazione, per la prima volta, del sistema di emergenza previsto nel Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che mira ad aiutare gli Stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti.
Entro la fine di maggio, la Commissione ha intenzione di presentare un meccanismo temporaneo di distribuzione delle persone con evidente bisogno di protezione internazionale in Europa in tutti i Paesi membri. Un sistema permanente per la ricollocazione fra gli Stati membri in situazioni di afflusso massiccio dovrebbe essere previsto in una proposta entro la fine del 2015.
2. Operazione contro il traffico di esseri umani
Nel quadro della Politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc) nel Mediterraneo sarà organizzata un’operazione navale con lo scopo di smantellare il traffico di esseri umani, soprattutto in Libia.
3. Rafforzamento della sorveglianza
Nel corso del biennio 2015/16 le capacità e i mezzi di Triton e Poseidon, le operazioni congiunte di sorveglianza delle frontiere dell’Agenzia Frontex, saranno triplicati,
La Commissione ha adottato un bilancio che assicura i fondi necessari per coprire le spese.
4. Reinsediamento nei paesi dell’Unione Europea
I rifugiati che già vivono nei campi profughi dei paesi terzi (in particolare Giordania e Turchia) e che hanno un diritto già accertato alla protezione internazionale saranno in parte reinsediati nei paesi dell’Unione, come chiede da tempo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Entro fine maggio, la Commissione proporrà un programma di reinsediamento in tutti i Paesi dell’Unione di 20.000 rifugiati con evidente bisogno di protezione internazionale.
Questa misura, il programma volontario di reinsediamento nell’UE dei rifugiati presenti nei paesi terzi, non è da confondere con la prima misura sulle quote obbligatorie, ovvero il meccanismo di ripartizione negli stati membri dei richiedenti asilo che arrivano nell’UE in situazione di emergenza.
Azioni a lungo termine
- Distaccamento di funzionari di collegamento europei per la migrazione presso le delegazioni dell’Unione nei paesi terzi strategici.
- Modifica della base giuridica dell’agenzia Frontex per potenziarne il ruolo in materia di rimpatrio dei migranti che non hanno diritto all’asilo o alla protezione internazionale.
- Elaborazione di un piano d’azione con misure volte a trasformare il traffico di migranti in un’attività ad alto rischio e basso rendimento.
- Iniziative di cooperazione con i paesi d’origine e di transito dei flussi, in particolare con il Niger, da cui passa il 90 per cento dei migranti diretti in Libia dall’Africa occidentale.
- Azioni di politica estera, cooperazione allo sviluppo e assistenza umanitaria che affrontino le cause profonde del fenomeno migratorio, contribuendo al consolidamento delle capacità dei paesi terzi di gestire le loro frontiere.
Il 27 maggio2 il commissario agli affari interni e all’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha presentato i dettagli del piano dell’Unione europea sull’immigrazione e teso a superare la questione quote nella ripartizione dei migranti in arrivo. Il politico greco ha confermato che 40mila migranti che necessitano di protezione internazionale saranno ricollocati dall’Italia e dalla Grecia in altri Paesi dell’Unione Europea. Il criterio di ripartizione per quote dei richiedenti asilo all’interno dell’Unione Europea tiene conto di quattro parametri: pil, popolazione, livello di disoccupazione e rifugiati già accolti sul territorio nazionale. Gli unici Paesi che non parteciperanno alla ricollocazione saranno Regno Unito, Irlanda e Danimarca.
Non tutti i migranti potranno però beneficiare di questa soluzione, infatti potranno essere ricollocati solamente i migranti a cui è stato riconosciuto un evidente bisogno di protezione internazionale in Europa. Questo status sarà concesso ai migranti che appartengono a nazionalità a cui è riconosciuta la protezione internazionale nel 75 per cento degli stati europei; in base ai dati Eurostat 2014, solo siriani ed eritrei rientrano in questa categoria.
Ora la proposta dovrà essere approvata a maggioranza qualificata dal Consiglio Europeo; nel frattempo la Commissione consulterà il parlamento. È la prima volta che nell’Unione europea si rimette in discussione il trattato di Dublino, secondo cui i richiedenti asilo devono obbligatoriamente presentare la domanda di asilo nel paese dell’Unione in cui sono arrivati.
Intanto anche singolarmente i Paesi dell'UE si dotano di provvedimenti sempre più severi contro l'immigrazione; è il caso della Spagna che da poche settimane, attraverso il suo parlamento, ha approvato la controversa legge del “respingimento a caldo”: a partire da luglio, chiunque verrà intercettato tra i reticolati della enclave di Melilla potrà essere immediatamente respinto in Marocco.3 La Germania invece ha sospeso momentaneamente il trattato di Schengen a seguito del G7 che si svolgerà in Baviera il 7 e l'8 giugno. A seguito di tale provvedimento al momento i migranti, dotati di regolare biglietto ferroviario, diretti in Germania e in Scandinavia vengono bloccati nella stazione ferroviaria di Bolzano.4
Tornando al pensiero di Bernard Guetta, l’unica soluzione per ridurre il flusso migratorio consiste però nell'affrontare il problema alla radice riducendo l’anarchia in Libia, Paese da cui partono i barconi della speranza, e impegnandosi a risolvere i conflitti che sono all’origine delle guerre in Medio Oriente.
Ma per fare questo è necessario che l'UE si doti di una voce politica unica, soluzione questa però ben lungi dall'attuarsi. E la reazione particolaristica di fronte alla proposta della Commissione Europea ne è una controprova.
Concludiamo con la riflessione di Guetta a proposito della decisione di alcuni Stati dell'UE dalla quale hanno preso avvio queste pagine: «All’egoismo di alcuni ha fatto eco la viltà politica di altri, e a questo punto si impongono alcune valutazioni. Quando riceviamo la notizia dell’ennesimo naufragio di una nave con a bordo centinaia di uomini, donne e bambini, la reazione spontanea e sincera è quella di accusare “l’Europa”, ovvero le istituzioni comunitarie e prima di tutto la Commissione, dimenticando però che la Commissione non può fare nulla senza l’approvazione dei governi».5
1 Bernard Guetta, “I profughi che non vogliamo vedere”, Internazionale, 18 maggio 2015.
2 “Seimila euro per migrante: i dettagli del piano europeo sull'immigrazione”, Internazionale, 27 maggio 2015.
3 Paolo Martino, “Il doppio gioco di Melilla”, Internazionale, 20 maggio 2015.
4 Gerrard Mumelther, “Il viaggio dei migranti verso l'Europa si ferma a Bolzano”, Internazionale, 27 maggio 2015.
5 Bernard Guetta, “I profughi che non vogliamo vedere”, cit.