La definizione più corretta della prima guerra mondiale (prima è meglio di Grande, molto retorico e inappropriato) è questa, pronunciata da Benedetto XIV, il papa allora regnante. Dunque la data che nella storia del nostro paese segna il suo inizio, il 24 maggio 1915, sarebbe da considerarsi una data infausta: molto bene ha fatto il Comune di Bolzano ad esporre la bandiera a mezz'asta in segno di lutto sugli edifici pubblici. Incerta la posizione del governo che oscilla fra citazioni ungarettiane ed esaltazioni nazionalistiche, segno di sue contraddizioni interne e dello squilibrio di potere tra società civile e ministero della difesa, un potere forte soprattutto economicamente, sia come spesa che come influenza.
In questa stupida confusione, tipica di un governo decisionista che spesso parla troppo e non decide nulla, ha gioco la destra estrema non controllata, ma anche iniziative di base che arrivano fino al Parlamento come la legge di iniziativa popolare per l'auspicata riabilitazione dei più di mille italiani che disertarono e -catturati dai carabinieri- furono condannati a morte ed "eseguiti", una vera vergogna: in tutti gli altri paesi nei quali si verificò un fenomeno analogo, è già avvenuta.
Molto opportuno è anche ricordare l'opinone che i militari arruolati ebbero ed espressero sulla guerra, non solo nelle canzoni espressamente antimilitariste come "Gorizia", "Monte Canino", ma anche in altre popolarissime, dalle quali traspira una assoluta indifferenza per gli aspetti militari o addirittura la denuncia di tragiche mancanze.
Citerò tra queste una che a me pare molto bella anche come frase musicale: «Era una notte che pioveva/ e tirava un forte forte vento,/ immaginatevi che grande tormento/ per un alpino che sta a vegliar./ A mezzanotte arriva il cambio/ accompagnato dal capoposto,/ o sentinella torna al tuo posto/ sotto la tenda a ri, a riposar./ Come fui stato sotto la tenda/ sentivo l'acqua giù per le spalle,/ sentivo i sassi giù nella valle,/ sentivo i sassi a ro, a rotolar» e l'altra. «Il comandante la compagnia è ferito e sta per morir e manda a dire ai suoi alpini che lo vengano a ri, a ritrovar. I suoi alpini gli mandan dire che non han scarpe per caminar. O con le scarpe o senza scarpe i miei alpini io li voglio qua. Cosa comandelo sior capitano, che i suoi alpini sono arivà; e io comando che il mio corpo in quatro pezi venga taglià. Il primo pezo alla mia mamma, che si ricordi del suo figlio alpin, secondo pezo alla morosa, che si ricordi del suo primo amor, il terzo pezo alla montagna che lo ricopra di rose e fior, il quarto pezo al regimento che si ricordi del suo capitan». Esiste anche una variante con un quinto pezo al re d'Italia, ma non mi ricordo più perché.
Resta la definizione di inutile strage, se si pensa che l'Italia ebbe 600.000 morti in battaglia e una serie di feriti e invalidi che a lungo pesarono sulla spesa pubblica, vere condizioni di ristrettezza e vera fame del popolo, nonché una altrettanto grave perdita di altre 600.000 persone, per lo più civili, tra i quali molti bambini e bambine, per l'epidemia di spagnola una forte e mortale influenza: e tutti questi morti per "conquistare" circa 300.000 vivi nemmeno entusiasti di essere conquistati.
Il ricordo della prima guerra mondiale non può essere lasciato passare secondo la retorica nazionalista: da gran tempo il Piave non mormora più e il confine del Brennero per conquistare il quale non morì nessun soldato perchè ci fu assegnato dopo la guerra per motivi economici (l'energia elettrica era allore ciò che è oggi il petrolio) è un confine d'Europa, un confine cioè per il quale è tecnicamente impossibile fare una guerra.
Sono tutte e solo piccole tracce di pace passiva, ma per il momento accontentiamoci di non fare nemmeno mezzo passo indietro da qui. E magari qualcuno dia il via alla canonizzazione di Benedetto XIV, che se lo meriterebbe.
Lidia Menapace
Domenica 24 maggio bandiere a mezz'asta
In occasione del 100° anniversario
dell'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra
Il Sindaco di Bolzano, preso atto della circolare del Presidente del Consiglio e della successiva indicazione del Presidente della Regione, relativamente all'esposizione della bandiera tricolore il 24 maggio in occasione del 100° Anniversario dell'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra, dispone che detta esposizione avvenga a mezz'asta, perché l'inizio di quella guerra, come pure di tutte le guerre, costituisce già di per sé una sconfitta per l'umanità e per chi crede come noi nell'ideale della convivenza pacifica. (Sito ufficiale Città di Bolzano)