A me la ministra Giannini fa paura, l'ho ascoltata per la prima volta ieri sera sulla 7 in “di martedì” e non ho mai desiderato tanto di poter essere lì per dirle qualcosa. Ma che cosa? non ho letteralmente capito niente di quel che diceva, cioè certo tutte le parole, e anche la grammatica e il lessico, ma non di che cosa parlasse. Qualcuno/a ha per caso visto la scuola in ciò che diceva? Mi faceva venire in mente Monti, anche lui, rettore della prestigiosa Bocconi, del quale non ho mai né letto né visto un libro, ne ha scritti? di che parlavano? mistero, forse per diventare Rettore di una università privata non serve aver scritto qualcosa.
E la Giannini? è nota per qualche scritto? sulla scuola? Eppure è convinta di essere andata in giro per “confrontarsi” con la scuola. Ma lei intende per “confronto”, mi pare di aver capito, come narrare il testo della sua progettata “riforma” e prendere nota di eventuali emendamenti proposti. Ma è mai possibile che di tutto il suo “confrontarsi” non sia trapelato nulla sulla stampa e in genere nell'informazione: il puro nulla? il silenzio? che sia stato un confronto clandestino? Non ha idea di cosa sia un dibattito pubblico? sembra proprio di no.
A me fa paura anche perché del suo nulla sembra assai convinta e sprezzante verso chi oppone qualche argomento, suscitando così una gentile rinuncia da parte di chi -sentitala- dispera che le si possa parlare, come si vedeva dal volto deluso della giornalista di Repubblica.
Se barbarie significa essere incomprensibili, non arrivare a quel segno di umanità che si chiama linguaggio, Giannini è un pezzo di barbarie.
Lidia Menapace