Gentilissima Alta rappresentante
per gli affari esteri e la politica di sicurezza
dell'Unione Europea,
da settimane pensavo di scriverle questa lettera, che spero vorrà leggere come un fraterno invito.
Credo che lei, come me e come chiunque, si renda perfettamente conto di due cose assolutamente evidenti.
La prima: che l'esistenza di una rete illegale di trafficanti di esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre è diretta conseguenza della politica dei governi europei che impediscono a quelle vittime innocenti di giungere in Europa in modo legale e sicuro.
Per annientare la mafia dei trafficanti basterebbe una semplice decisione dei governi europei: consentire a tutti gli esseri umani di entrare in Europa in modo legale e sicuro. Questo è il provvedimento necessario ed urgente che l'Unione Europea deve indicare a tutti i governi dei Paesi membri.
La seconda: che interventi bellici, comunque mascherati, provocheranno altre morti, altri orrori, ulteriore barbarie. Lei vede bene quali sono gli esiti delle guerre condotte e fomentate negli scorsi anni e tuttora in corso in un crescendo di orrore: certo, in quei paesi dominavano regimi criminali, ma cosa è venuto dopo? Una barbarie di gran lunga peggiore.
E quindi: due cose l'Unione Europea sarebbe bene facesse, nell'interesse proprio e dell'umanità intera: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro; cessare di fare le guerre e di armare gli assassini.
So che alcuni governanti obiettano che i loro paesi non hanno le risorse necessarie per accogliere ed assistere le innumerevoli persone in fuga dalla violenza; ma quei governanti destinano ingenti quote dei bilanci dei loro stati alle spese militari e a sostegno dell'industria armiera che rifornisce anche regimi e gruppi criminali: ebbene, convertano quelle risorse – oggi destinate a strutture, strumenti ed azioni atte a procurare la morte – in opere buone; esse basteranno.
So anche che alcuni governanti obiettano che i loro paesi non hanno la "capacità di carico" necessaria per accogliere ed assistere le innumerevoli persone in fuga dalla violenza; ma se attuassero una politica della solidarietà internazionale ed intergenerazionale, dell'autentica promozione globale dei diritti umani e dell'autentica difesa della biosfera, della pace con mezzi di pace, in una parola: della nonviolenza, ebbene, col tempo le condizioni di esistenza migliorerebbero ovunque e nessuno lascerebbe la sua casa e il suo paese se nel luogo in cui è nato potesse vivere una vita degna.
Ma finché innumerevoli innocenti nei loro luoghi natali non possono vivere perché vittime delle devastazioni, delle dittature, delle guerre e della fame, le migrazioni continueranno, e quindi occorre predisporre adeguati interventi di soccorso, accoglienza ed assistenza.
Lei sa, tutti sappiamo, che ogni essere umano in quanto tale ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.
Lei sa, tutti sappiamo, che quel diritto si invera soltanto se tutti gli altri esseri umani, le loro aggregazioni, ed a maggior ragione gli ordinamenti giuridici democratici, adempiono al dovere di salvare le vite, di recare aiuto.
Questa lettera è già troppo lunga. L'essenziale mi sembra sia detto, lo ripeto un'ultima volta: riconoscano i governi dell'Unione Europea a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro; e cessino i governi dell'Unione Europea di fare le guerre e di armare gli assassini.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca
per la pace e i diritti umani di Viterbo