Firenze – In periodi di notevoli contestazioni dei lavoratori della scuola contro le nuove disposizioni del Governo, c'è una parte “dimenticata” della scuola che -a nostro avviso- è vittima. Sono, come già in molti ambiti della nostra vita sociale ed economica, gli utenti del servizio, gli studenti/scolari. Non disquisiamo sui pro e i contro delle innovazioni (e delle relative contestazioni) delle disposizioni governative. Non ci compete e non ne abbiamo le competenze. Che invece abbiamo per chi usufruisce dei servizi. Stiamo parlando di utenti molto più “deboli” degli altri, i bambini della scuola elementare. Contesto delicato, da considerare con molta attenzione, più di quanto non debba accadere per le scuole che seguono. Contesto dove due soggetti adulti -genitori e insegnanti- devono avere a che fare con estreme competenze e delicatezze. Le innovazioni oggi nell'occhio del ciclone -comunque e ovviamente- riguardano questi utenti solo di rimbalzo... quelli che noi, anche senza tanto estremizzare, chiamiamo vittime.
Vediamo cosa è successo in una scuola elementare di Firenze.
Contesto. In una quarta ci sono alcuni bambini, la minoranza (tra famiglie di non-cattolici romani e atei), che, invece dell'ora di religione, frequentano la cosiddetta ora alternativa. È' previsto dalle norme. L'ora alternativa non è proprio quello che ci si possa immaginare come ora scolastica: bambini che non fanno quasi nulla di predisposto, parcheggiati da qualche parte con (talvolta) insegnanti che colgono l'occasione di interrogare gli scolari per materie che si svolgono in altri orari. Insomma: ora alternativa come un pozzo dei miracoli, una risorsa tappabuchi, un tributo da pagare per lo svolgimento dell'ora di religione cattolica romana.
Fatti di ieri 7 maggio. Le maestre di questa quarta hanno deciso di dare un regalino ai bambini che hanno fatto (o stanno per fare) la prima comunione. Non la maestra di religione, ma le maestre di italiano, storia, scienze, matematica, ginnastica, etc. cioè tutte. Quelli che non la fanno... niente regalino. Attenzione: non i bambini che tra loro decidono di festeggiare chi festeggia un momento importante della propria religione (come fosse, per esempio, un compleanno). No. Le maestre che fanno il regalino: a te che ricevi il sacramento dell'eucarestia ti premiamo, a te che non lo ricevi, niente!
Fino a ieri non si sapeva se questo sarebbe accaduto o meno, per cui c'era anche una discussione/confronto tra i genitori... ma ieri, per l'appunto, senza chiedere niente a nessuno, così come fosse un atto di ordinaria didattica, gli scolari e i genitori si sono trovati davanti al fatto compiuto. C'è anche chi, scolaro, ha pianto in classe per l'esclusione.
Scuola dell'obbligo violenta e irresponsabile? Domanda lecita. Non è questione di credenti e non-credenti, anche perché ci sono anche credenti che non sono cattolici romani (di serie B?). Non è l'interminabile e -a nostro avviso- anacronistico scontro tra cosiddetti laici e altrettanto cosiddetti cattolici. No. È “solo” uno scontro di civiltà: civica, giuridica e umana. Dove da una parte c'è la sopraffazione che si è fatta costume ed abitudine, e dall'altra ci sono leggi e umanità. Da una parte negazione dell'esistenza dell'altro, esercitata con l'arroganza e la violenza del potere (quello delle maestre), e in “contraltare” la presunta minoranza che deve tacere e acconsentire.
Una tempesta in un bicchiere d'acqua? No, se tutti fossero stati adulti e, di conseguenza senzienti e consenzienti, di un regalino ai compagni che festeggiano le proprie scelte. No, perché si tratta di bambini. Che, più degli adulti, per raccogliere messaggi educativi hanno poco bisogno di leggere scritti come questo o tomi di presunta saggezza. Per loro hanno alto significato i gesti, le parole e le frasi brevi e semplici, i gesti d'amore e quelli di disprezzo ed emarginazione, le carezze e gli schiaffi. Manifestazioni relazionali che, a maggior ragione in una scuola, non possono e non devono essere affidate ad istinti, reazioni e consuetudini non rispettose dell'altro e delle leggi. Ma a ponderatezza e precise scelte didattiche.
Aspettiamo le scuse delle maestre e dei loro responsabili didattici. Intanto abbiamo chiesto ad alcuni parlamentari di presentare in merito una interrogazione al ministero specifico.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc