Colum McCann
Questo bacio vada al mondo intero
BUR Rizzoli, 2014, pp. 464, € 12,00
Il 7 agosto del 1974 il funambolo Philippe Petit camminò su un cavo teso tra le Torri Gemelle, in mezzo allo stupore e la paura di chi alzò gli occhi al cielo. Sessantaquattro metri di cavo a 110 piani di altezza. Il cavo teso -fatto realmente accaduto- corre tra le pagine di questo romanzo, tutti i personaggi che incontriamo lo hanno visto o ne hanno avuto notizia. Se le storie sono comunque di fantasia, emerge dalle pagine di MacCann – uno dei più importanti scrittori contemporanei in lingua inglese – un ritratto fortemente realistico della New York degli anni ‘70 del secolo scorso, colta soprattutto nei suoi quartieri più emarginati e squallidi, quelli della prostituzione: “Abitavo proprio di fronte al marciapiede tra Prospect Avenue e la 31a Est: dalla finestra di camera mia stavo a guardare le ragazze al lavoro. Avevo otto anni. Avevano i tacchi a spillo rossi e i capelli cotonati”.
In mezzo alle prostitute svolge la sua missione John A. Corrigan, il religioso irlandese che lascia la porta di casa aperta perché le ragazze abbiano un rifugio ed una parola buona. Tra loro ci sono madre e figlia -Tillie e Jazzlyn- quest’ultima precocemente avviata alla strada, come un destino che si tramanda di generazione in generazione.
È il tempo dello scandalo Watergate, della guerra in Vietnam che miete vittime giovani, ci sono madri, orfane dei loro figli, che si incontrano per aiutarsi ad esprimere e sopportare il dolore: “Ridatemi mio figlio. È tutto quello che chiedo. Restituitemelo. Consegnatemelo. Adesso. Che apra quella porta e superi correndo la mezuzah e venga qui a battere sui tasti del suo pianoforte”.
C’è la gestione ordinaria della sicurezza e della giustizia, la lotta contro una microcriminalità che non si arresta, le retate di prostitute, e c’è Salomon, il magistrato che deve giudicare il funambolo per direttissima. Anche lui ha perso un figlio in Vietnam.
Tante le storie che si intrecciano, dolorose le lacerazioni dell’animo, complessa la psicologia dei personaggi, ognuno profondamente indagato e messo a nudo. Corrigan stesso, che ha fatto la scelta della povertà, del servizio dei bisognosi, che trascura i suoi gravi problemi di salute per darsi agli altri, vive la lacerazione di un amore che il voto di castità non gli concede, diviso tra Dio e Adelita, l’infermiera che lavora in un centro anziani.
Nodo strutturale un incidente mortale in cui perdono la vita Corrigan e la giovane Jazzlyn che era con lui sul furgone, sulla via verso casa. I due che li hanno urtati, fatti di coca e con un carico di roba, sono fuggiti senza prestare soccorso, col senso di colpa e la compassione di lei, e la superficialità disumana del marito. Yazzlyn lascia due figlie piccole. Sua madre è in prigione.
MacCan chiude tutte le storie in un cerchio, raccogliendo gli elementi che ha disseminato nei lunghi racconti che sembravano indipendenti, e invece risultano magistralmente intrecciati.
Marisa Cecchetti