Firenze – “Ricordatevi di noi! Non passate questa giornata in un supermercato Noi siamo lì in fila, con i fucili puntati contro. Sono i nostri ultimi momenti. Lasciamo famiglie, mogli, compagni, figli e amici. Abbiamo dato la nostra vita per un ideale di libertà”: lo hanno scritto Cgil e Cisl su un volantino che mostra un'immagine di partigiani fucilati nel settembre 1941 e annuncia la scelta dell'astensione dal lavoro in negozi e attività commerciali per oggi 25 aprile, festa della Liberazione. Visto che lo sciopero lo hanno programmato anche per il Primo Maggio, aspettiamo di verificare quale ulteriore creatività caratterizzerà queste due organizzazioni sindacali. Che, a nostro a avviso, hanno un pessimo gusto, una visione strumentalizzatrice di tutto l'esistente ai fini dei loro convincimenti, ovviamente affiancandoli e paragonandoli a quelli cosiddetti fondanti della nostra Repubblica. Pura, implacabile e indecente operazione autoritaria, bugiarda e ipocrita contro il diritto a lavorare.
Questi sindacati, oltre a perorare la chiusura per questi due giorni per motivi prettamente ideologici (e il volantino in questione ne è conferma), sostengono che non ci sono vantaggi economici da queste aperture. Bugia e ipocrisia.
Bugia. Gli esercizi commerciali che chiudono per la crisi, non sono una nostra invenzione. Le strade che secondo noi e non solo, per non continuare a farsi male sarebbero tre: meno fiscalità, semplificazione burocratica, liberalizzazione orari. Inoltre, i dati della grande distribuzione, dove si concentrano la maggior parte delle vendite, sono in aumento molto più consistente rispetto alla media e piccola: indicatore di un commercio che è cambiato, in cui gli addetti del settore non possono far riferimento alle vecchie rendite di posizione per essere attivi, ma devono reinventarsi nuove forme, specializzazioni e qualità.
Ipocrisia. Come la mettiamo con coloro che comunque lavorano anche il 25 aprile e il Primo Maggio: autisti, ferrovieri, poliziotti, ristoratori, camerieri, vigili, personaggi e personale dello spettacolo, alberghi, bar, servizi di emergenza, ospedali, cliniche, aeroporti e aerei, e i professionisti che lavorano nei propri studi. Cioè, milioni e milioni di persone. Non esistono?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc