la recensione de L'arte di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg edito da Iperborea mi è oltremodo scomoda: io non colleziono
osservo il vuoto oltre la vetrina: una coppia, madre e figlia... un uomo (esemplare da immaginario)... una donna al telefono
di seguito uno stralcio della sua telefonata:
– io?
– ...
– non so ...
– ...
– sì... qui... dal Ciaci...
poi la donna vola via (più tardi la si vedrà posata sul tavolino del bar)
mi ripeto: io non colleziono, ma un mio grande amico sì
il mio grande amico colleziona Prime Edizioni della collana di poesia dello Specchio Mondadori...
il mio amico è un poeta
oltre alla poesia, il mio grande amico colleziona pile
non a tutti nella propria vita è dato di conoscere un poeta. a me è accaduto. sono fortunato.
oltre essere un poeta, il mio grande amico è un uomo con cui amo colloquiare
Con non altri che te
è il colloquio
così Vittorio Sereni nel primo verso della poesia Via Scarlatti, la prima della sua raccolta Gli strumenti umani (1965)
Con non altri che te
è il colloquio
il verso è lo stesso con cui io e il mio amico poeta si scarabocchiava il muro della fabbrica in cui faticavamo
la nostra via Scarlatti era la parete della nostra fatica
cosa c'entra tutto questo con il libro di Sjöberg, L'arte di collezionare mosche?
c'entra.
così, il mio amico poeta nella gmail speditami in data 23 aprile 2015
Caro amico,
ho letto L'arte di collezionare mosche. l'ho fatto nelle pause del turno di notte, quando la produzione tira il fiato e i robot reclamano la loro pausa caffè...
trovo il testo di Sjoberg divertente, leggero, come leggero è il volo di una mosca. ho goduto dei suoi aneddoti, infilati e catalogati come categorie dell'entomologia.
forse la traduzione del testo mi ha lasciato qualche dubbio, non so, forse mi sbaglio, ma qualche grumo di incertezza non permette alla prosa di filare via liscia...
per quanto riguarda i tuoi dubbi caro amico sta tranquillo, tutti nell'intimo siamo collezionisti di mosche, anche se non ce siamo mai accorti...
la sola idea che al mondo esista ancora qualcosa di ignoto, come una specie di mosca sconosciuta, oppure un brandello di terra sopra il quale nessun uomo abbia mai camminato, mi riempie di gioia.
questo è tutto
tuo Icaro
Nicola Scinetti
(Blog albolibreria.it, 24 aprile 2015)