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In libreria/ Paolo Ruffilli. Variazioni sul tema
09 Aprile 2015
 

Un’ellisse temporale

nello spartito della poesia

 

Applicata alla musica, “variazione” indica una modalità differente di note e scansioni metriche rispetto ad una iniziale partitura della stessa tematica creatrice. Ad un “cominciamento” di inediti seguono Paesaggi con figure; Diario di Normandia, Camera Oscura e Piccola Colazione: musica, poesia e immagine spaziano in un’imperfetta osmosi in quanto non appena Paolo Ruffilli ne coglie la fluidità, la esaspera, la sottrae, la depista nell’ironia che in questo lavoro è più pungente e dolorosa del solito. E se esiste una relazione tra autore e lettore, per me, che tento una nota a margine di questo grande testo, essa consiste nel sapere entrambi che, non appena sembrerà di poter amalgamare versi, musica e immagini… tutto, si sposterà di un passo e… “pare di veder” Moretto, il gatto dell’autore beffardo come a dire… allora? Vieni a prendermi? Risponderei che no, ché non voglio scoprire, voglio sentire. Ed è in verità il motivo per cui ho amato tutti i libri di Ruffilli.

Dalla natura umana pronta a sfidare gli dei alla memoria che annaspa fuori controllo, «… preferisce/ spegnersi da sola/ tagliarsi i ponti/ e connessioni/ fino ad affogarsi da ribelle», dalla falsità dell’intelletto che trae inutile conforto dal cuore alla «previsione/ del tempo perso per servire il mondo», dal «tutto così piccolo/ tutto così vasto/ …incerto e scivoloso,/dentro la luce oscura/ del mistero» all’irrisolto desiderio che necessita l’inganno, il poeta, in sequenza quasi rituale, apre uno spiraglio per poi sbarrarlo, un varco montaliano che non salverà l’Arsenio – Ruffilli che incatena un possibile volo pur preannunciato e avvertito come lui stesso scrive “a priori”. «E se un gesto ti sfiora, una parola/ ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,/ nell’ora che si scioglie, il cenno d’una/ vita strozzata per te sorta, e il vento/ la porta con la cenere degli astri».

Estromesso dal cielo, all’uomo resta il tempo incerto della vita che straripa da giovani, poi riprende piano ma «… tuttavia placato/ è pronto a ripigliare/ la sua forza/ e intorbidando/ l’acqua chiara/ a rompere in furia gli argini e le sponde…» E La gioia e il lutto, un bellissimo libro dell’autore, torna per titolare una poesia che connota nell’ossimoro come ogni evento felice possa entro sé contenere il suo opposto o l’elisione assoluta della dicotomia «… precipitato, tutto,/ nel cieco vaso/ che posa tra le braccia/ del suo buio». «Aspetto sveglio il mondo…/ in ogni suo girone». I paesaggi con figure che seguono, indicano ulteriori variazioni sul tema”, un’altra tonalità, un’altra figura potremmo dire in campo musicale e un cielo dipinto nella sua vastità cosmica, nella descrizione innamorata di ogni suo cambiamento.

«improvvisa arriva l’alba/ con nuvole color petrolio/ nel cielo verde panna». «Dal mare in corsa/ le nuvole si infilano/ strisciando tra le case, inondando la città/ come torrenti…» «Veleggia la mezzaluna/ su nel cielo e scivola/ con il fruscìo di un gesso/ sopra il nero opaco… miscuglio luccicante/ di stelle e di stelline/ nel silenzio pieno e arreso/ di una notte sognata senza fine»

Figure viste in controluce, percepite nei passi che s’avvertono tra le foglie secche, vicino agli alberi, musicate nei loro incontri e addii, nella consolazione e nello sconforto di ciò che non è durato e insieme al paesaggio vive, di albe e tramonti infuocati, di pioggia battente e di un sogno “sprimacciato” «ma le figure incerte/ sembrano andare/ senza avere una meta/ mentre il crepuscolo/ si è già tinto intorno/ del suo nero opaco…/o qualcuno da lontano/ sembra chiamarle/ tutte altrove,/ queste e quelle, fuori mano/ sotto un cielo/ sempre più cupo/ scorticato dalle stelle». Si aprono finestre, scale, portoncini e accolgono pioggia, albe, carezze, diventate creature anch’esse di attese e sorrisi, raccontano storie d’amore e di dolore, di dolce dire e di allontanamenti improvvisi. Sono Le stanze del cielo. E ritorno a quei versi, a quella tensione poetica ed umana, a quella civile e sofferta partecipazione ai luoghi di dolore della vita a cui si resta aggrappati nonostante tutto. I cieli torneranno nell’ellissi temporale in cui Ruffilli ripropone Diario di Normandia annotati a lato dei versi a segnare un calendario di colori nel tempo dell’irrepetibile; quel viaggio, pur realmente vissuto, è destinato ad un non ritorno, ad una Camera oscura che Ruffilli sfoglia piano, fotografie che riportano gesti, abiti, occasioni che assediano la memoria in un vuoto pieno di ricordi paralizzati nell’attimo dello scatto, fermati come farfalle crocifisse ma dove il poeta pur non ritrovandosi in quel bambino “a lui quasi sconosciuto” scrive «la parola, per me,/ veniva da distante/ Un a priori, quasi,/ l’avvertivo. Un eccitante/ …nel darle per riscontro/ una realtà che invece,/ più toccata e presa,più/ sfuggiva inconsistente/ ai cinque sensi». Forse sono questi ultimi versi la chiave di lettura per conoscere bene il Ruffilli poeta, in quest’arco dalle corde tese a cogliere qualcosa che continuamente sfugge non appena ci sembra di averlo avvicinato. Da questa consapevolezza, a mio avviso, scaturisce l’ellissi o capovolgimento temporale di variazioni sul tema”. Ed è infatti la giovinezza, Piccola Colazione con i suoi primi turbamenti, piena di eccessi e costrizioni, piccolo assaggio della vita come “parco mangiare” a chiudere la raccolta di testi capovolti rispetto alle vere date di pubblicazione. Un nesso, un filo conduttore li unisce tutti: il permanere continuo di luce ed ombra, il chiaroscuro che vede senza alternanza dominare la parola poetica così come nelle metope greche dove il bassorilievo offre le superfici contemporaneamente alle luci riflesse d’ombra, prima che il buio de La quercia delle gazze le nasconda al loro splendore tra le nuvole che vagano indifferenti alla disumanità.

 

Patrizia Garofalo

 

 

Paolo Ruffilli, Variazioni sul tema

Nino Aragno Editore, 2014, pp. 252, €12,00


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