Si è aperta a Torino presso lo Spazio mostre del Polo Reale – Palazzo Chiablese, fino al 30 agosto 2015, la mostra dedicata a Tamara De Lempicka. L’evento presenta 80 opere tra le più iconiche e note della pittrice, in un percorso tematico per far conoscere nuovi aspetti della sua vita e del suo percorso artistico. L’esposizione è curata da Gioia Mori, promossa del comune di Torino e prodotta da 24 ORE Cultura.
La bellezza di Tamara de Lempicka, l’eleganza che l’ha sempre contraddistinta, la sua vita mondana e romanzesca la rendono ancor oggi l’affascinante simbolo di un’epoca, una sorta di icona del lusso e dello charme; come pittrice Tamara è stata alunna di Maurice Denis e André Lothe – due artisti molto diversi, l’uno vicino ai Nabis, l’altro di formazione cubista. Da loro la pittrice eredita l’idea di arte come stile e come ornamento, come ricerca della perfezione estetica, frutto della ragione.
Le figure ritratte da Tamara sono imponenti, monumentali, icone di un preciso momento storico eppure astratte da ogni riferimento temporale, assolute e possenti come statue antiche. Soprattutto nei nudi (tutti femminili, con qualche eccezione in Adamo ed Eva del 1932, e Nudo maschile -colletion Yves et Françoise Plantin- quest’ultimo in mostra). L’artista rivela il proprio debito verso Ingres e Pontormo. Fin dagli esordi il suo interesse è rivolto all’arte del ritratto, che le permette di raffigurare i principali esponenti del bel mondo cittadino, creando immagini che sono diventate simbolo di un’epoca. Lo stile di Tamara trae origine dalla ricerca cubista ma risente profondamente anche della tradizione (in particolare del manierismo di Pontormo e Bronzino) e, in linea con le nuove tendenze, della lezione di Ingres: un’ondata di classicismo percorre in questi anni la scena artistica europea, propagandosi attraverso l’opera e gli scritti di personaggi quali Severini, de Chirico e dello stesso Apollinaire.
Il cantore dell’Avanguardia che si è fatto ora portavoce dell’esigenza di un “ritorno all’ordine”. Tamara nasce nel 1898, a Varsavia, da Malvina Decler e da Boris Gorski, avvocato: il cognome de Lempcka lo erediterà dal suo primo marito. Trascorre l’infanzia a san Pietroburgo, Karisbd, Marienbad e Montecarlo. Ragazzina vivace e curiosa, segue la nonna in Italia dove ha l’occasione di visitare i musei di Firenze, Roma e Venezia, appassionandosi all’arte. Fin da giovane si distinngue per i suoi atteggiamenti stravaganti: quando si innamora di Tadeusz Lempicki, suo futuro marito, gli si presenta a una festa vestita da contadina polacca, con un’oca al guinzaglio. Tadeusz è coinvolto nella controrivoluzione, e negli anni della Rivoluzione è costretto a trasferirsi a Parigi. In Francia Tamara ha modo di liberare il proprio estro artistico: si dedica alla pittura e presenta le sue opere al pubblico.
La sua prima apparizione è al Salon d’Automne del 1922. Nel 1927 Tadeusz Lempicki, dal quale la pittrice ha avuto una figlia Kizette, parte per la Polonia.
Qui conoscerà un’altra donna e lascerà Tamara: non gli è facile sopportare gli atteggiamenti disinibiti della moglie, che si è fatta conoscere da tutta Parigi per la propria personalità. Tamara accoglie con disprezzo la fuga del marito e si vendica lasciando incompiuto il suo ritratto nella mano sinistra, mano della fede. Mentre la sua carriera procede brillantemente, continua a frequentare l’alta società; tra i suoi numerosi corteggiatori (e corteggiatrici) c’è Gabriele D’Annunzio, del quale sarà ospite al Vittoriale. Nonostante la nomea di rubacuori del poeta, Tamara saprà resistergli, preferendogli un nobile, il barone Kuffner, che sposerà nel 1933. Alla fine degli anni trenta comincia il suo lento declino: Tamara soffre di crisi depressive, cerca conforto da uno psichiatra (che ritrarrà come Sant’Antonio): continua a dipingere e a esporre, ma già nel 1943 le si presentano i primi sintomi di arteriosclerosi. In vecchiaia si trasferisce a Houston, e in seguito a Cuernavaca, in Messico. La sua morte, nel 1980, le sue ceneri vengono sparse sul vulcano Popocatepeti.
Ad accogliere il visitatore, nella bella mostra torinese, è la Ragazza in verde, eccezionale prestito del Pompidou di Parigi, il quadro decreta il pieno riconoscimento ufficiale, acquistato nel 1932 dallo Stato francese per essere esposto nella sezione polacca del rinnovato Jeu de Paume.
Il percorso si apre con la sezione I mondi di Tamara de Limpicka: un’esplorazione attraverso tutte le case in cui ha vissuto tra il 1916 e il 1980, tra l’anno del suo matrimonio a San Pietroburgo e l’anno della sua morte a Cuernavaca.
I luoghi sono messi in relazione con la sua evoluzione artistica: dagli acquarelli del periodo russo, alla ritrattistica degli anni Venti realizzata nei suoi ateliers parigini, alle opere dipinte a Beverly Hills nella grande villa coloniale di King Vidor progettata dall’architetto Fallace Neff.
La seconda sezione, Madame la Baroness, Modern medievalist, prende il titolo da un articolo dei primi anni Quaranta uscito negli Stati Uniti, dove si parla del suo virtuosismo tecnico espresso soprattutto nelle nature morte. Tra le opere esposte, La conchiglia uno straordinario trompe-l’oeil del 1941.
La terza sezione, The Artist’s Daughhter (titolo di un articolo americano del 1929), presenta quei dipinti che le porteranno i maggiori riconoscimenti: tra le opere esposte, Kizette al balcone, e la Comunicanda, prestiti del Pompidou e del Museo Roubaix.
Donna dalla natura ambivalente, a una condotta trasgressiva coincide un’insospettabile attenzione per la pittura “devozionale”: Madonne e santi, sono dipinti riuniti nella quarta sezione Sacre Visioni.
La quinta sezione, Dandy déco, racconta il costante rapporto della Lempicka con il mondo della moda, nato già nel 1921 quando faceva l’illustratrice per alcune prestigiose riviste. Qui si trovano molte delle più note icone della Lempicka, da Le confidenze del 1928, alla Sciarpa blu del 1930, allo straordinario Ritratto di Madame Pierrot con calle del 1931-1932. La ricchissima sezione della moda presenta anche le foto realizzate per una attività parallela svolta dall’artista fin dagli anni Trenta: quella di indossatrice, immortalata dai massimi fotografi di moda, da d’Ora a Joffé a Maywald.
Nella sesta sezione, Scandalosa Tamara, si affronta il tema della Coppia: da quella eterosessuale ripresa dal Bacio di Hayez, qui esposto in una versione ad acquarello (Veneranda biblioteca Ambrosiana di Milano), messa a confronto con un d’aprés della Lempicka, alle coppie lesbiche messe in relazione con alcuni documenti fotografici di Brassaï e Harlingue sui locali per sole donne dell’epoca.
La settima sezione – Le visioni amorose – racconta attraverso eccezionali nudi la delicata attenzione riservata a uomini e donne da lei amati: in mostra, l’unico Nudo maschile da lei dipinto, e poi tutte le donne desiderate, con capolavori come La sottoveste rosa, La bella Rafaẽla, Nudo con vele. Per la prima volta viene esposta anche la principale fonte pittorica dei suoi nudi: il dipinto Venere e Amore di Pontormo, in una versione cinquecentesca di manierista fiorentino.
Dalla ripresa dell’antico la Lempicka approda allo studio della moderna fotografia di nudo: gli scatti di Laure Albin Guillot e Brassaï che rendono evidente la sua ricerca sulle pose e sull’illuminazione da studio fotografico.
Maria Paola Forlani