– Franco Lorenzoni è un maestro che si divide tra la scuola dove insegna nel piccolo paese umbro di Giove e la sua casa-laboratorio a Cenci. Alla vigilia del giorno dell'eclissi, Valentina Pigmei, per Internazionale, è andata a trovarlo e hanno parlato di bambini, di “buona scuola” e della capacità di saper ascoltare i bambini.
– Christopher Benfey, su New York Books, scrive di mazzi di carte dei tarocchi e di sogni, incrociando su questa strada Calvino (e il suo “Castello dei destini incrociati”), Sebald e Yeats. Il giornalista americano ha raccolto alcuni dei suoi sogni, indagandone origine e valore.
– “Non è vero che in Italia i manicomi non esistono più. Ci sono ancora. Si chiamano OPG, Ospedali Psichiatrici Giudiziari, e sommano il peggio del carcere e il peggio del manicomio”. Su Graphic News, bellissimo sito che scrive i suoi articoli con tecnica fumettistica, Emanuele Racca.
– “Nell’estate del 1916 è sulla spiaggia di Eastbourne con i genitori quando decide di allontanarsi per una passeggiata. A un certo punto si trova di fronte il Devonshire Park, uno dei più esclusivi circoli d’Inghilterra. Sul campo va in scena la coreografia perfetta di un doppio misto patrizio, incorniciato da un manto incredibilmente verde. Il sole brilla su un mondo perfetto, chiuso nella propria armonia folle ed esagerata. I colori saturi, le linee delicate di un dipinto di Hopper: un universo a parte di salute e levigatezza”. La storia di Fred Perry, il primo tennista moderno.
– Uno dei maestri del Novecento italiano, spesso però non conosciuto. Questo forse anche per la sua sfortunata storia editoriale, tra Vallecchi, rapporti umani e gioco d'azzardo. La lettura di Tommaso Landolfi di Raoul Bruni.
– “Finita la più grande guerra fredda giornalistica degli ultimi vent’anni, quella contro il berlusconismo, Ezio Mauro prepara il riarmo e ci racconta dove sta portando le truppe del giornale di Largo Fochetti”. Su Rivista Studio una riflessione sul destino post-berlusconiano de La Repubblica che ha da tempo perso il suo smalto.
– “Nel grande coro della città (Londra) gli italiani sono una delle voci principali. Se nella capitale e nel paese ci sia posto per altra italianità, e per altra presenza europea, è una domanda per il futuro, molto molto prossimo”. Gli italiani che il Regno Unito non vuole più di Marco Mancassola.
– Come detto anche la settimana scorsa, Teatro Sotterraneo festeggia i suoi primi dieci anni. Altrevelocità pone alla compagnia dieci domande per i primi dieci anni di attività.
Matteo Moca