Da alcuni anni i grandi quotidiani italiani, finanziati dallo stato e dunque, di fatto, "organi" dello stesso, non concedono spazio alle organizzazioni umanitarie (quelle indipendenti, non connesse alle istituzioni) quando denunciano sgomberi e abusi nei confronti dei Rom. Le uniche voci che hanno diritto ad esprimersi sono quelle istituzionali: sindaci, assessori, prefetti, autorità. Così il popolo italiano ha un'idea sempre più falsata di quello che accade quando famiglie povere ed emarginate, rifugiate sotto i ponti, in case abbandonate o baracche – i soli luoghi dove possono sopravvivere – vengono espulse dalle forze dell'ordine. Sono scene orrende, in cui non esiste alcun rispetto per donne e bambini, malati e anziani. Questi esseri umani deboli e senza difese vengono trattati come animali e costretti ad incamminarsi verso il nulla, spesso dopo essere stati schedati e denunciati per "occupazione di suolo pubblico o privato" e in aggiunta, se si lamentano troppo, per "resistenza a pubblico ufficiale".
L'Unione europea non offre più alcuna tutela agli esclusi e le norme che li colpiscono sono severe come quelle che vigevano negli anni delle leggi razziali. Non è un iperbole e lo dimostra la speranza di vita media che hanno oggi i Rom romeni in Italia: meno di 45 anni. Ai difensori dei diritti umani non è riconosciuta alcuna possibilità di mediare con le autorità o di sostenere le famiglie durante la tragedia dello sgombero e gli agenti manifestano spesso atteggiamenti molto duri anche con loro, intimandogli di tenersi lontani e non avvicinarsi alle persone sgomberate, pena l'arresto.
Nelle città italiane, gli sgomberi di piccoli e medi insediamenti sono innumerevoli. Uno dei tanti è avvenuto giovedì 26 marzo a Cinisello Balsamo (Milano). Le foto sono emblematiche: nonostante l'insediamento fosse abitato da famiglie con bambini, le operazioni non prevedevano alcuna umanità, ma solo l'uso della forza, tristemente rappresentata da un cospicuo contingente di uomini in divisa e in armi, nei confronti dell'estrema debolezza. Sui quotidiani, una cronaca non vera, raccontata dai persecutori.
Roberto Malini